“Ciao Anna, ti va di venirci a parlare del corpo delle donne al DM TALK?”
A chiedermelo la redazione di Donna Moderna.
Non potevo certo rifiutare.
Il rapporto delle donne con il proprio corpo è un tema che affronto quotidianamente.
Lo faccio con le clienti durante la consulenza, durante gli eventi e con le corsiste agli appuntamenti di formazione, come il mio corso su come trovare il tuo stile e comunicare con moda e immagine.
E uno degli obiettivi del mio lavoro è proprio quello di aiutare le donne a sentirsi bene nella propria pelle.
A guardarsi allo specchio e riconoscersi nella propria immagine riflessa, accettando la bellezza di quello che vedono.
E quindi:
Kalos kai Agathos.
Quello che è bello è anche buono.
Questa frase ci arriva direttamente dall’antica Grecia.
E da allora abbiamo continuato a coltivare l’idea che quello che si presentava come bello portasse con sé anche altre caratteristiche positive, in grado di renderlo più attraente.
C’è un fondamento scientifico dietro a questa idea.
Hai mai sentito parlare dell’effetto alone?
Edward Thorndike ha scoperto che, se osservando un’altra persona, qualcosa di lei ci attrae, questa percezione positiva, proprio come un alone, si estenderà al resto del suo aspetto e anche alla sua personalità.
Se invece qualcosa non ci piacerà, allo stesso modo, saremo più propensi a giudicare negativamente il suo aspetto e le sue espressioni.
E noi questo, anche senza conoscere le ricerche di Thorndike, lo avvertiamo.
Se qualcuno ci dice “sei bella/o” un sorriso ci spunta sul volto, è inevitabile.
Questo al netto di tutti i risultati personali e/o professionali che abbiamo ottenuto.
E nonostante siamo perfettamente consapevoli di quanto siano mutevoli i canoni di bellezza.
Nei diversi luoghi e nei diversi periodi storici.
Per esempio, prima che la pelle abbronzata diventasse sinonimo di bellezza era la pelle chiara a venire ricercata: essere pallidi faceva capire che si era persone distinte che non dovevano andare a lavorare, nei campi, “ad abbronzarsi”.
Il ventre ampio, nelle donne, suggeriva fertilità.
Le forme rotonde significavano opulenza e benessere.
In fondo lo sai: c’è sempre stato un periodo storico in cui proprio il tuo aspetto era quello a cui tendere.
C’è sempre un periodo storico in cui sei stata una super figa!
Però se ti mostro questa foto e ti chiedo: a quale di questi fisici il tuo assomiglia di più?
È provato che sbaglierai.
Perché?
In media una donna quando pensa a sé stessa si immagina il 30% più grassa.
Non a caso quando fa shopping online il 75% delle donne sbaglia taglia.
Preferendo acquistare una misura più grande di quella che porta abitualmente.
Questo nonostante dallo shop online l’acquisto arrivi direttamente a casa e ci sia tutto l’agio di provare il capo comprato con calma.
Senza la commessa che, posizionata fuori dal camerino con voce fastidiosa, chiede “come va signora?”.
Eppure piuttosto di subire l’umiliazione di infilare quei jeans e non riuscire a tirarli su.
O vedere che quella maglia sottolinea ogni curva del corpo.
Preferiamo andare sul sicuro e scegliere la taglia più grande: così l’abito ci starà largo e ci sentiremo pure magre.
D’altra parte solo il 4% di noi donne si vede bella quando si guarda allo specchio.
Quali sono i tuoi difetti fisici?
Scommetto che la risposta ti è venuta in mente subito.
Immediatamente, senza nemmeno dover pensare, hai snocciolato una sequenza piuttosto corposa.
Quali sono invece i tuo pregi?
Non sai rispondere?
Capita a molte donne e lo capisco benissimo.
Io ero una bambina robusta, come ti raccontavo qui e come puoi vedere anche dalle foto in questo post.
E quando guardo questa bella foto,
fatta da una fotografa professionista (Beatrice Mancini), in uno studio fotografico, con le luci giuste e tutto il necessario per farmi apparire al meglio il mio sguardo viene catturato da una sola cosa:
la cosciotta grassa che spunta da sotto il vestito.
Capita anche a te di essere il tuo giudice più spietato?
Se ti fai un selfie adesso scommetto che, riguardandolo subito, non ti piacerai nemmeno un po’.
E nonostante le mille prove per cercare l’inquadratura giusta, nessuna ti soddisferà.
Fai una prova: lascia lì le foto un paio di giorni e riguardale.
Scommetto che almeno di un paio dirai: beh non sono così male.
Proprio come succede quando rivedi le tue foto di qualche anno fa: scommetto che ti trovi sempre più carina.
Non credo che in poco tempo tu sia trasformata.
Semplicemente osservando le foto con il distacco del tempo è come se guardassi finalmente le foto di un’altra persona.
Vedi oggettivamente il tuo aspetto, pregi e difetti compresi.
Vedi la verità.
La forbice che riguarda la percezione di te diventa un po’ meno aperta.
E finalmente ti puoi osservare senza pregiudizi.
Ti ricordi dell’esperimento di cui ti ho parlato qui a proposito della bellezza femminile?
Quando siamo noi a doverci descrivere i nostri difetti vengono amplificati nelle nostre parole.
Le lentiggini sono troppo evidenti.
Gli occhi troppo grandi.
Il sorriso fa spuntare troppe fossette.
Se invece dobbiamo descrivere qualcun altro siamo più clementi.
Le lentiggini sono simpatiche, gli occhi belli grandi e le fossette, create dal sorriso, affascinanti.
La parola chiave è proprio clemenza.
Con noi stesse noi donne siamo davvero poco clementi.
Lo capisco benissimo: anche io che per modificare il mio fisico ho pagato lo scotto delle smagliature.
Come ti raccontavo qui però le smagliature sono state per me un grande insegnamento.
Mi aiutano ogni giorno a svolgere al meglio il mio lavoro.
E mi fanno capire perché amo fare la consulente d’immagine.
Ricordandomi ogni giorno il valore dell’empatia e della clemenza.
Anche verso noi stessi.
Se Chantelle Harlow, di cui ti parlavo qui, non fosse stata clemente con sé stessa non avrebbe capito che la sua debolezza poteva diventare il suo punto di forza.
Quante modelle belle, alte e magre ci sono?
Tantissime.
Quante di loro hanno la vitiligine?
Solo Chantelle.
Ecco cosa la differenziava dalle colleghe.
Ecco cosa poteva farla scegliere al posto loro.
Fai come Chantelle e cambia prospettiva.
Osservati e fallo come guarderesti un’altra persona.
Solo così capirai che tuoi difetti e le tue “imperfezioni” sono proprio quello che ti rende unica e per questo speciale.
Abbi clemenza verso di te.
E permettiti di raccontare chi sei.
Permetti alla tua immagine di parlare di te.
E di farlo a partire dai primi 60 secondi, quelli in cui scatta la prima impressione.
Permettiti di illuminare le stanze con la tua presenza.
Non avere paura di farlo.
Non hai bisogno di mimetizzarti come fanno i cacti che si fingono sassi di cui ti parlavo qui.
Come fare?
Inizia con i colori.
Chiudi gli occhi e visualizzati in una situazione felice.
Quale colore indossi?
Parti da questo colore.
Inizia a colorare il tuo racconto per immagini.
Come ti spiegavo qui i colori che indossiamo sono la vera prima cosa che gli altri percepiscono di noi e ogni colore porta con sé un significato comunicativo inconscio.
Perché non approfittare di questo mezzo di comunicazione?
I nostri vestiti sono i nostri alleati.
E si alleano con noi non per nasconderci ma per valorizzarci e aiutarci ad esprimere quello che siamo davvero.
Attraverso le loro forme, i loro colori e gli abbinamenti.
Si alleano con noi per renderci felici e liberi.
Ricorderò sempre il momento in cui, durante un evento, al momento delle domande una signora mi chiese:
“ecco io ho una domanda, sono ingrassata e non riesco ad accettarlo, vorrei capire come nascondermi ancora di più con i vestiti”.
“c’è almeno una parte del suo corpo che le piace?” ho risposto,
“sì i miei piedi”
“ecco allora concentri la sua attenzione sui piedi, compri un bel paio di scarpe colorate, così ogni volta che abbasserà lo sguardo lei verrà colpita dai suoi piedi, si ricorderà che c’è una cosa del suo aspetto che le piace e sorriderà”
Do lo stesso consiglio anche a te.
Non ti piace il tuo corpo?
Ribalta la situazione e impara a focalizzarti sui tuoi pregi (lo so che ci sono).
E poi prova a fare questo esercizio.
Pensa ad un accessorio:
quello che ti attrae quando entri nei negozi o spulci le proposte degli e commerce.
Quello che compri e poi magari non indossi.
Un paio di orecchini, una collana, un cappello, un bracciale…
Lo hai identificato?
Uniscilo al colore che avevi pensato prima.
E compra quell’accessorio di quel colore.
Non serve spendere tanto, vanno benissimo un mercatino o una grande catena low cost.
L’importante è che indossi il tuo accessorio colorato per una settimana.
Ogni volta che lo osserverai ti parlerà di te.
Divertiti e approfitta del magico potere dei colori e degli abbinamenti per comunicare la tua unicità.
Per illuminare quello che sei davvero.
Per poter esclamare ogni volta che osservi il tuo armadio:
“ecco questa sono proprio io, ecco qui il meglio di me”.
Perché l’importante, qualsiasi sia la tua taglia, qualunque sia il tuo corpo è
poterti riconoscere quando ti guardi allo specchio.
E a proposito di specchio ecco l’ultimo esercizio con cui ti lascio.
Quando sorridi diventi più bella.
Lo diceva anche Antony a Candy Candy.
Alzati e vai verso uno specchio.
O prendi quello che tieni in borsetta.
Guardati.
E sorriditi.
Sorridi al tuo corpo.
È l’unico che avrai.
E inizia da qui a volerti più bene con clemenza.
Perché, come ha detto la splendida Angela Gambirasio durante il suo intervento al talk di Donna Moderna: “le persone vedono esattamente quello che noi vediamo di noi”.
Quello che ho spiegato io al talk te lo ho appena raccontato ma se vuoi vedere tutti gli interventi della serata clicca qui.
(dedico questo post a Barbara Damiano, aka MammaFelice, sempre fonte di ispirazione con il suo modo di vedere la vita).
Emanuela dice
Anna, la tua newsletter mi ha commossa. Letteralmente.
Sembra scritta per me, ma nello stesso tempo mi rendo conto che il mio non piacermi e non accettarmi è condiviso da molte.
Grazie, sei un ottimo spunto di riflessione 🙂
antonella pasetto dice
Scusa se commento qui con una cosa che non c’entra niente, ma volevo segnalarti questo video bellissimo su una delle tue icone di stile https://www.dailymotion.com/video/x4aacnl_elizabeth-at-90-a-family-tribute-part-1-2_tv