Ho passato lo scorso week-end a Milano.
Sabato 16, infatti, c’è stata la data milanese del mio corso su come “trovare il tuo stile e usare moda e immagine per comunicare”.
Come mai te lo scrivo?
Non si è trattato certo di una trasferta straordinaria. Sono spessissimo a Milano per corsi, eventi, visite al guardaroba di clienti e shopping tour.
Inoltre di solito qui non ti racconto i fatti miei e se lo faccio, come nel caso delle mie smagliature, del mio matrimonio o della scelta del mio taglio di capelli , cerco sempre di dare informazioni che possano essere utili anche a te che mi leggi e non girino solo intorno al mio ombelico.
(Del legame con mia nonna Rita o di quando ho incontrato mio marito per la prima volta ne ho scritto su Medium se ti interessa.)
Durante il passato week-end a Milano, però, continuavo a pensarti e a dire tra me e me “questi giorni glieli devo proprio raccontare”.
In questo blog ci sono io: c’è quello in cui credo, quello che faccio, le mie esperienze, i miei studi, la passione per il mio lavoro, i miei pensieri, la mia ricerca continua della bellezza oltre ai pregiudizi.
E ormai mi conosci bene: alla fine faccio sempre quello che mi dice il mio istinto, con fiducia.
Quindi eccomi qui.
VENERDI’ 15 APRILE
Sono arrivata a Milano venerdì pomeriggio.
Mi piace arrivare almeno la sera prima del corso, così da essere sicura di non avere contrattempi la mattina e non raggiungere in tempo gli iscritti.
Questo è un periodo per me, fortunatamente, davvero pieno di lavoro e sono sempre di corsa.
Uno di quei periodi in cui vorresti le giornate da 90 ore per poter fare tutto.
Mi è sembrato, quindi, un vero lusso poter arrivare a Milano con calma e iniziare il mio week-end di lavoro con un bel trattamento estetico.
Eh sì avevo preso appuntamento da Bellavera e sono andata a farmi fare un bendaggio a pancia, coscia e glutei.
Così da essere sicura di entrare nel vestito scelto per il corso di sabato 😉
Bellavera non è uno di quei centri estetici in cui entri che ti senti un cesso e lì te lo ricordano in ogni momento.
L’obiettivo di chi lavora su di te è sempre tirare fuori la luce e la bellezza che hai già dentro.
Perché se ti senti bella è li che diventi davvero bella.
Io da Cristina, alias l’Estetista Cinica, ero già stata un’altra volta a fare un trattamento viso.
Così avevo avuto modo di conoscerla al di là della pagina Facebook.
Ci eravamo piaciute e lei mi aveva anche “assoldata” per un evento di analisi colore dedicato alle sue clienti.
Cristina è una di quelle persone che muovono il mondo a colpi di carisma e forza di volontà.
Con una luce in fondo agli occhi che parla di determinazione e intelligenza.
E un sorriso sincero che mostra la dolcezza malcelata di una persona sensibile e generosa.
Cristina ha uno stile che la racconta e parla di lei, che va oltre le sue forme e si rinnova nella sua coerenza. Secondo me non crede di certo ai falsi miti dello stile che ti ho raccontato qui.
(foto di Elisabetta Ferrari)
Lo sai che a dire quello che non penso o fare le marchette proprio non ci riesco, nemmeno quando presento artigiani e designer ai miei clienti, durante la consulenza d’immagine o il Made in Venice Tour.
Quindi puoi credermi se ti dico che prodotti come la Luce Liquida danno risultati veri e sono in grado di sviluppare dipendenza.
Magari inizia a provarli in versione “da viaggio” dentro alla botox box, disegnata da quell’altra super donna di Justine.
Dalla “Cinica” sono rimasta un’ora con queste bende impregnate di una pozione magica, ben strette e aderenti sulle mie cosciotte e mi sono sentita Tutankhamon tutto il tempo.
E alla fine: miracolo! Ho perso 3 cm sui fianchi e un centimetro per gamba (come ristagno i liquidi io nessuna), con una pelle liscissima.
Magari potessi tornare da Cristina tutti i giorni!
Per sopperire alla distanza mi sono presa la nuova Slim_me da fare a casa, quando ci provo ti dico se funziona e come.
Siccome Cristina è una che fa le cose per bene: dopo avermi dimagrita mi ha portata anche a bere un aperitivo iper-calorico (i trattamenti non li facciamo apposta per permetterci le tentazioni?).
E così ho scoperto un cocktail buonissimo, di cui non ricordo il nome, che ha all’interno la birra allo zenzero.
Se sapete di cosa parlo, fuori la ricetta per favore.
Durante il nostro aperitivo ho capito che Cristina tratta la cellulite di tutta la Milano più chic.
Ma per lei, bresciana doc verace e lavoratrice, la cellulite di una modella vale quanto la tua e per questo ha scritto una “Guida Cinica alla cellulite” che esce con Mondadori il 3 Maggio ed è già in pre-ordine qui.
SABATO 16 APRILE
La mattina mi alzo, mi trucco, provo qualche abito (le due scelte che ho portato, dai va bene le 4 scelte che ho portato più relativi accessori) e alla fine opto per quello che avevo già pensato e con cui mi ero visualizzata in azione, nella giornata.
Un abito anni 50, creato da MariaGrazia Panizzi, nei toni del blu e del rosa (e se leggi la newsletter di inizio mese in cui ti racconto le proprietà comunicative dei colori hai capito il perché della mia scelta), abbinato a scarpe con cintura a T, create a mano da una designer veneziana di di cui ti parlerò presto nella rubrica I love Made in Italy e da cui ti porterò se parteciperai al Made in Venice Tour (comunicazione di servizio rimangono pochissimi posti).
In testa il cerchietto blu che è ritratto nella bambolina “a mia immagine e somiglianza”, creata da Katiuscia Toso e di cui ti parlavo qui.
Quando sono pronta chiamo un taxi, sono piena di borse (computer, stoffe per la prova di introspezione cromatica, biscottini, quaderni e penne colorate per le corsiste etc) e non voglio arrivare affannata.
Lo so che mi aspetta una giornata piena.
La tassista è donna.
Ha una voce simile alla mia amica Annamaria , subito mi ispira simpatia.
E mi scappa un “che bello una donna”!
Iniziamo così ad intavolare una conversazione sul perché dobbiamo sentirci in dovere di essere felici quando una donna ricopre posizioni che non sono per lei usuali, secondo il sentire sociale comune.
E finiamo a parlare di quote rosa, che entrambe non vorremmo ci dovessero essere ma forse se ci sono un buon motivo c’è, per ora.
Arrivo da Impact Hub e tutto è pronto, loro come sempre preparati e gentilissimi.
Le corsiste iniziano ad arrivare, solo qualcuna è in ritardo a causa di una gara podistica imprevista che passa proprio davanti al corso (non bastava il Salone del Mobile vero?).
La mattinata passa intensa e veloce e io mi rendo conto che, anche questa volta, le persone che hanno deciso di partecipare al mio corso e passare una giornata con me, in cerca di stimoli e risposte, sono creature meravigliose e bellissime.
Timide o estroverse, insicure o consapevoli, sognanti o concrete ma sempre uniche e particolari e portatrici sane di forza e sensibilità.
Storie da leggere con avidità, a cui mi appassiono e da cui imparo sempre tantissimo, come durante ogni mio corso.
A pranzo da SarpiOtto c’è un po’ di confusione ma è sempre bello entrare in questo locale luminoso e dove si respira creatività.
Ci raggiunge anche Rossana, che ha partecipato ad una precedente edizione del corso e vuole salutarmi.
Lei è una splendida settantenne, vulcanica ed elegantissima.
Pronta a mettersi in gioco, a divertirsi e a sperimentare, senza paura del nuovo e con la voglia di crescere sempre e di annoiarsi mai.
Non a caso ad un certo punto, durante il pranzo, una scenetta attrae la mia attenzione.
Rossana, seduta accanto a Sara, figlia undicenne di Cinzia e imprevista ospite del corso, sta imparando ad usare e a giocare con Snapchat.
Le due si sono registrate mentre parlavano insieme e Sara sta spiegando a Rossana come disegnare il suo viso: si piace più in versione clown o vamp con la bocca rossa e le ciglia finte?
Rossana tradisce la sua età solo per un attimo preferendosi in stile Pierrot, il clown triste, con la lacrima che scende sulla guancia.
Ed ecco lo snap è pubblicato (si dice così)?
Rossana e Sara, in pochi minuti, mi hanno parlato del futuro della tecnologia, giocoso ed esperto insieme.
Ed è sempre Sara a farci la perfetta foto di gruppo: con un solo scatto ci immortala belle e sorridenti.
Al mio corso il pranzo lo offro io e, mentre sto pagando prima di tornare in aula, mi rendo conto di non avere il bancomat in portafogli.
Anche mio marito è fuori casa per lavoro e non può controllare se lo ho dimenticato.
Calma e sangue freddo.
Con SarpiOtto, dove ormai mi conoscono e sono carinissimi, ci accordiamo per il bonifico.
La lezione continua e cerco di dimenticare la storia del bancomat (almeno con me ho il contante che mi basta per la sera stessa e il giorno dopo prima di partire).
La giornata è stata impegnativa e bellissima.
Io cerco di essere presente in ogni istante con tutta me stessa e al tempo stesso di mettere al centro chi mi sta seguendo.
Così che possa raccontare la sua storia e capire come spiegarla attraverso la sua immagine.
(foto scattata per me da Domitilla Ferrari in vacanza a Londra).
Iniziare a prendere consapevolezza di sé.
e a mostrare la sua bellezza.
Cominciare a diventare cosciente della sua diversità positiva.
Fare formazione, per come la intendo io, è molto stancante ma è una delle cose più belle del mondo.
Durante ogni giornata io lascio un pezzo del mio cuore a chi mi ascolta, che lo riempie, a sua volta, con intensità e profondità.
E mi rende felice con riflessioni dopo il confronto con me:
Per questo non vedo l’ora arrivi la nuova data di Bologna a Maggio, le iscrizioni sono Sold-Out ma iscriviti qui in lista d’attesa così ti comunico subito quando saranno i prossimi appuntamenti (presto la data di Roma):
Come sempre io andrei avanti ad oltranza ma sono quasi le 19 ed è proprio ora di salutarci.
L’amica milanese con cui avrei dovuto cenare mi ha scritto qualche ora prima di avere la febbre, ma ti confesso che sono contenta di passare una sera in solitaria a smaltire la stanchezza.
Elisa e Cristiana mi accompagnano alla metro e parliamo di come la consapevolezza sia la chiave di tutto e di come l’immagine possa fare da eco e stimolo, al tempo stesso, al nostro processo di trasformazione in quello che siamo davvero.
La sera mi vizio e ceno in un giapponese sotto all’appartamentino prestatomi da una anima davvero pia (mai più fare l’errore di fissare il corso a Milano durante i giorni del Salone del Mobile, gli affitti sono proibitivi!).
Il giapponese è gestito da cinesi e mi viene in mente l’ultima canzone di Nicolo Fabi, sì quello che viveva con i suoi capelli, che passa per radio e parla di Milano.
Mangio un po’ di sushi, bevo la birra Asahi , l’unica birra che non mi fa venire la gastrite (ma adesso che ho scoperto la birra di zenzero ciao a tutti) e una pallina di gelato al the verde.
Dopo essere stata in Giappone nulla mi sembra autentico, ma tutto è buono.
E soprattutto ha il sapore della solitudine che mi piace: quella di chi non ha paura di stare da solo e ordinare per uno al ristorante.
Io sono un animale sociale, lo avrai capito, e solo da poco ho cominciato ad apprezzare i momenti con me stessa e i miei pensieri, senza timore di sembrare patetica o di subire l’horror vacui.
Intanto mio marito mi comunica che del bancomat a casa nemmeno l’ombra.
Torno in appartamento, mi strucco (fatelo sempre che altrimenti nemmeno i trattamenti della Cinica faranno il miracolo per la vostra pelle), mi metto a letto.
Accendo la tv e per un attimo mi convinco di essere entrata in un tunnel spazio temporale.
Morgan dei Bluvertigo parla con J-Ax degli articolo 31 e Nek, quello di Laura non c’è.
Siamo forse negli anni 90?
Così decido di guardarmi dal tablet una puntata di Grey’s Anatomy, anche se da quando non ci sono più Derek e Cristina la serie non è più la stessa.
Cerco di dormire ma non riesco: penso a come migliorare ancora il corso e a come implementarlo con il nuovo corso online che sto preparando (super spoiler, shhh).
Fino a che le mie “gambe mai stanche” finalmente decidono di fermarsi e cado tramortita.
DOMENICA 17
La mattina mi alzo prestissimo.
I volti, le voci, le storie delle mie corsiste mi fanno compagnia e penso ad ognuna di loro, a come mi ha colpito e al ricordo che porterò per sempre con me.
Rifletto sulle sensazioni di felicità e responsabilità insite nel lavoro di consulente d’immagine e perché lo amo.
Sistemo l’appartamento (in due giorni ho già portato il mio disordine creativo).
Vado a fare colazione in uno di quei posti milanesi dove sovrane sono parole come alzatina e crema al burro e dove non siamo dal fornaio ma, dal nome, ci dicono di sì.
E penso a Milano, quel posto in cui tutto è portata di mano, in cui le possibilità sono mille e ogni cosa è più luccicante.
Dove nascono le mode ma si sa poco di quello che succede appena fuori e che porta il cambiamento vero.
Una città che allo stesso tempo mi affascina e mi lascia perplessa.
Un luogo dove mi sento davvero a mio agio ma anche Renato Pozzetto in “Un ragazzo di campagna”
Prendo il treno e torno in provincia, scendo a Vicenza.
Mi viene a prendere la mamma.
La sera dormirò dai miei genitori per una visita medica al lunedì mattina.
E poi si tornerà a Venezia a lavorare alle cose in sospeso, inchiodata al computer per una settimana.
Ps: con il bancomat tutto ok! Bloccata la carta, denunciato lo smarrimento, rifatta nuova carta, già abilitata, e tutto nell’arco di 24 ore (i vantaggi della efficiente provincia veneta).
Pss: Milano lo sai che ti amo, anche se, come dicevano gli Afterhours, non sei la verità.
Per questo torno presto da te:
il 13 Maggio al MammacheBlog.
il 28 Maggio con questo corso per Accademia della Felicità.
Ci vediamo lì?
In copertina, foto di repertorio scattata in uno dei miei tanti momenti felici a Milano.
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