Come trovo lo stile adatto a me?
Perché il mio armadio è pieno di acquisti sbagliati?
Come faccio a capire se sono effettivamente sbagliati?
Queste alcune delle domande che mi vengono poste più spesso durante la consulenza d’immagine, gli eventi o i corsi.
Oggi voglio fare un passo indietro.
Il momento cruciale è infatti quello in cui i capi entrano nel nostro armadio e cosa più importante nella nostra vita.
Da lì parte tutto.
Scegliere quali vestiti e accessori comprare per poi indossare è di sicuro una grande opportunità, oltre che un modo di sperimentare e sperimentarsi.
I nostri acquisti in fatto di abbigliamento hanno una importanza fondamentale che diventa strategica nel momento in cui ci aiutano a definirci.
Ma come fare la scelta giusta?
Il mio consiglio è:
Compra quello che ti somiglia.
Di questo post mi è uscito prima il titolo.
Sono laureata in marketing in fondo e questo mi influenza più di quanto io stessa non creda.
Per esempio nel fatto che i pensieri, anche relativamente al mio lavoro, prendono spesso forma concreta nella mia testa sotto forma di slogan.
Per natura sono una che pensa, rimugina, rimugina, riflette, di giorno, di notte, mentre mangia, mentre è in bagno, mentre passeggia, mentre è al cinema, mentre osserva, mentre guarda la tv, in pratica sempre (povero marito mio).
E all’improvviso il flash, appunto sotto forma di slogan.
Lo si vede anche nelle mie slide.
Interpreta la moda con la tua personalità, Il pregiudizio della bellezza, Femminilità non significa mancanza di credibilità, Trova il tuo tuo tratto distintivo, etc, frasi anche banali nella loro semplicità ma che mi aiutano a mettere in fila i pensieri sotto unico comune denominatore.
Il motore scatenante dei pensieri che hanno portato a “compra quello che ti somiglia” è stato un regalo.
Questo.
Una bellissima bambolina inviatami da Katiuscia Toso con le mie fattezze.
Ispirata a questa foto fatta in occasione del workshop che ho tenuto per YSL con Valter Gazzano su come comunicare con il colore.
Katiuscia non mi ha mai visto, io non la conoscevo neppure (adesso sì perché le ho scritto per ringraziarla), lei però mi leggeva e vedeva le mie foto.
E la mia immagine la ispirava e le piaceva (bontà sua).
Così timida, riservata e dolcissima ha pensato di farle e farmi un omaggio.
E con un pezzetto di legno, un po’ di colore e tanta abilità tecnica (massima stima da parte mia che in quanto a manualità beh mi faccio battere anche dal mio porcellino d’india) ha creato una bambolina così somigliante da essere evidente per chiunque che si trattava di me.
E lì, incredula e felice di essere stata oggetto di tanta cura, ho cominciato a pensare.
Cosa della mia immagine ha funzionato tanto da rendere una persona in grado di rappresentarmi, usando pochi tratti e pochi elementi in maniera così chiara e senza avermi mai vista o avermi mai parlato?
Cosa c’è di così calzante nella mia immagine da riuscire a comunicare sia in carne e ossa sia attraverso una bambolina di legno?
Poi ho notato un’altra cosa.
Nella foto che ha ispirato Katiuscia indossavo un cerchietto blu (comprato in una merceria di articoli per bambine qui a Venezia, credo lo vendessero nel reparto comunioni), un paio di orecchini Venetian Dreams di Marisa Convento (ti ho parlato di lei qui) e scarpe e abito Lazzari.
Lazzari è un brand Made in Italy che vesto spesso ed è così in linea con il mio stile che spesso mi è stato chiesto spesso se erano creazioni mie (scusa Alice Lunardi eh), un brand che mi fa sentire a mio agio e che indosso volentieri nelle situazioni in cui voglio darmi sicurezza .
Indossavo quindi tutte cose che mi somigliano (e per indossarle non prendo commissioni).
La personalità degli abiti e degli accessori si fondeva con la mia in un processo di mutua contaminazione.
E così mi sono chiesta: quando uno stile funziona, quando dei vestiti addosso ad una persona funzionano, quando il risultato è efficiente e permette che l’immagini racconti la persona?
Quando di base quello che ho comprato e ho deciso di indossare mi somiglia.
Comprare i capi è il primo passo in assoluto, come dicevo.
Tutti i capi che ci sono nel nostro guardaroba sono capi che sono stati acquistati.
Tutti parlano di noi.
Magari di un periodo che non ci rappresenta più, di un desiderio di cambiamento che non abbiamo assecondato, di un desiderio di cambiamento che era meglio non assecondare.
Ognuno di quei capi quando lo abbiamo comprato ha avuto un significato per noi, fosse anche di un acquisto veloce perché ci mancava proprio quella camicia bianca da abbinare ad un determinato look.
Quindi ok osservare e riorganizzare il guardaroba, ok capire cosa tenere, cosa buttare, la faccio anche io con i miei clienti la riorganizzazione del guardaroba, ma, proprio come dico a loro, comprendiamo che è il prima il momento più importante.
Comprare bene, comprare giusto, comprare adatto a noi.
Adatto in tutti i sensi.
Fisicamente, al nostro stile di vita, alla nostra personalità al nostro personal brand (e quindi utile anche per i nostri obiettivi di business).
Su di me gonne con fiocchi e cappelli, cerchietti fatti con cravatte, gioielli evidenti e colorati non stonano anzi, mi raccontano.
Al mio corso del 26 Settembre a Milano una persona in occasione dell’iscrizione mi ha scritto “ho trovato una tua foto in rete per caso, in una ricerca per immagini, e la collana che indossavi mi ha colpito, dandomi la stessa sensazione vibrante della mia parte dell’armadio che non utilizzo”
Quella collana, costata 40 euro e comprata in un negozietto di Venezia (si prometto che ti porto a visitarlo durante il Made in Venice Tour) ha parlato di me prima delle mie parole, ha incuriosito una persona nei miei confronti, mi ha fatta scegliere e mi ha valso una iscrizione al corso.
Incredibile no?
Non è immediato però riuscire a comprare quello che ci somiglia.
Per questo anche io prima di iniziare una consulenza shopping anche online cerco di inquadrare bene i miei clienti e faccio loro un sacco di domande, a volte anche strane.
Il primo consiglio che mi sento di darti a riguardo è: non esiste una ricetta che va bene per tutti.
I 10 capi che non possono mancare nel guardaroba di una donna o di un uomo?
Non esistono.
Siamo forse tutti uguali?
Ognuno è una storia a sé e questa storia deve essere raccontata in modo diverso, usando parole diverse.
Per questo copiare l’immagine di qualcun altro ha poco senso (ma torneremo sull’argomento in un prossimo post).
E anche capi considerati basici come il tubino nero, il jeans, il trench se non sono inseriti in un racconto omogeneo e funzionale perdono il loro valore.
Ti è mai capitato di notare che spesso lo stesso vestito indossato da due persone diverse sembra diverso?
Questo perché il nostro rapporto con gli abiti e la moda è fatto di un perfetto dualismo.
Gli abiti vestono noi mentre noi li vestiamo della nostra personalità, la nostra postura, il nostro modo di essere.
E tutto questo va a costituire la nostra immagine.
Ogni vestito è di per sé un racconto, il racconto del suo produttore, il racconto della stoffa con cui è stato confezionato, il racconto dei dettagli che lo impreziosiscono, del taglio e delle forme, dell’ispirazione di chi lo ha creato, del marchio di cui porta il logo.
Se questo racconto predomina sul nostro mentre lo indossiamo diventiamo degli splendidi manichini.
Se invece il racconto dell’abito si sposa perfettamente con il nostro racconto, lo spiega visivamente senza forzature e viene arricchito dal fatto che siamo noi a portarlo non saremo più manichini, saremo megafoni e non del brand, di noi stessi.
Come riconoscere quindi l’anima gemella con cui poter creare l’incastro perfetto?
I veri compagni di vita e scartare invece quei capi che compreremo ma poi lasceremo in armadio, secondo la ormai famosissima Marie Kondo, in pieno stato di infelicità?
Questo non è un processo facile altrimenti, ça va sans dire, non esisterebbe il mio lavoro e non amerei così tanto fare la consulente d’immagine.
Facciamo un esercizio!
Voglio quindi invitarti a fare un gioco/esercizio che ho pensato per te, per aiutarti.
Entra in un negozio reale o virtuale e annota tutto quello che colpisce la tua attenzione.
Fallo in modo irrazionale.
Senza pensare ad abbinamenti, occasioni d’uso e, per adesso, nemmeno a quando porterai quei capi davvero (su questo però ci torneremo).
Seleziona semplicemente forme e colori in base a quello che ti piace.
E poi dividi in categorie e unisci i puntini.
Cerca quello che si ripete, il comune denominatore.
Cosa ti attrae la morbidezza nei maglioni, le applicazioni luminose sulle magliette, i pantaloni asimmetrici, le gonne a ruota?
Potresti stupirti di fronte ad una inaspettata attrazione verso le scarpe gialle, i cerchietti con le orecchie e le giacche con inserti in pelle.
Quella somma di puntini è la base del tuo stile.
Ciò che indosserai con gioia e ti farà risaltare.
E che comprende tutto quello che non sapevi di trovare attraente ma che ti accorgi assomiglia ad una parte di te, magari più preponderante di quello che pensavi.
Da lì si parte andando ad aggiustare il tiro su forme e colori che valorizzano il corpo e look adatti alle diverse situazioni, anche lavorative.
Quello che però non si deve perdere è lo spirito sotteso e la rivelazione di quello che ci hanno detto quelle scarpe gialle perché questo racconto sarà di sicuro in linea con la parte più profonda di te e anche con quelle caratteristiche che possono aiutarti a definire la nostra tua marca personale.
Che ne dici, ti metti alla prova?
Anna dice
Dopo decenni di un gusto estetico influenzato da chiunque (prima mamma e papà, poi i vari fidanzati e il marito, e insieme i colleghi con cui è necessario vestire nel modo “giusto”), capire ciò che mi piace davvero non è più così facile. Ho un ricordo dei miei quattro o cinque anni: sono in un negozio di scarpe e la commessa mi ha fatto provare un bellissimo paio di scarpe rosse. Le vorrei con tutta l’anima, ma con i miei genitori non c’è speranza. La commessa è giovane, carina, mi sorride e tenta un compromesso con un paio di scarpe nere di vernice. Mi chede se mi piacciono e io dico di sì. Niente da fare. Esco con delle scarpe belle accollate, del blu più anonimo possibile, e le lacrime agli occhi. Buon lavoro, non sai come penso che sia importante.
Anna
Anna dice
Grazie mille e perché non inizi con il comprare proprio un bel paio di scarpe rosse?