Ho conosciuto Maddalena, anima creatrice di TobeMad in occasione di un corso che ho tenuto a Torino con Zandegù, lo scorso Febbraio.
Come spesso succede alle persone che decidono di affrontare della formazione con me, Maddalena era in un momento di rivalutazione di sé stessa.
Stava scoprendo e riscoprendo le sue passioni più profonde.
E a questa evoluzione interna sentiva il desiderio di far corrispondere un nuovo aspetto, una immagine più consapevole in grado di raccontarla al meglio.
Una immagine fino a quel momento un po’ trattenuta, poco affine al suo modo di essere.
Solare e calda il classico tutto nero, sì quello con cui ti dicono che non sbagli mai (NON È VERO la felicità è a colori), la spegneva e la costringeva.
In particolar modo Maddalena si illuminava quando parlava delle sue borse, la sua nuova attività, quella per cui aveva mollato un lavoro sicuro buttandosi a capofitto nell’incertezza.
Una attività in cui, come spesso accade ai creativi, faticava a “metterci la faccia”, cosa invece sempre più importante.
“Se tu mi porti un vecchio paio di stivali o una giacca in pelle io li trasformo in una borsa nuova e solo tua” mi ha detto Maddalena “come ho fatto qui partendo da dei vecchi stivali”:
Sono da sempre stata affascinata dal concetto di riuso, specialmente di materiali preziosi e nel caso della pelle il riuso diventa anche ecologico.
Così come mi appassionano gli appassionati.
Ho deciso quindi, con l’occasione di questa rubrica mensile, di farmi e farci trasportare da Maddalena nei suoi sogni di pelle.
A: Che cosa significa la parola pelle per te?
M: Pelle. Lo senti? Il suono è già un profumo. E il profumo è morbidezza al tatto. La pelle per me significa vita vissuta, storie da raccontare. Capita un po’ a tutti noi che, di fronte all’armadio, armati delle migliori intenzioni di fare un bel ripulisti, quando prendiamo in mano un vecchio giubbotto di pelle o una vecchia cartella, ci troviamo di colpo a dire “va be’ questo no, dai, è di pelle…”.
La pelle è preziosa, perché invecchiando diventa sempre più bella ed espressiva.
A: Come è maturato questo amore?
M: E’ nato quando ero ancora una bambina, e me lo ha trasmesso mio padre, un vero cultore dei capi in pelle. In quegli anni vivevamo in Alto Adige, al confine con l’Austria, e spesso si andava a Innsbruck, dove c’era un fantastico artigiano che confezionava capi in pelle su misura.
Il mio primo giubbottino l’ho ricevuto in dono quando arrivavo a malapena con la testolina al bordo del tavolo…
A:Raccontaci come sei arrivata a farne la tua professione
M: Dire pelle è dire scarpe e borse. Sì, i due feticci del femminino universale mi hanno rapita fin da piccola (ma proprio piccola, infatti erano loro a farla da padroni già nelle letterine a Babbo Natale…). E da allora ne ho sempre fatto grandi “scorpacciate”.
Poi un bel giorno mi è venuta all’improvviso la voglia di provare a farmela da sola, una borsa. Ce l’avevo chiara nella mente e volevo capire se l’avevo anche “nelle mani”. E soprattutto l’idea di farmi una borsa proprio come la volevo io in ogni dettaglio era irresistibile.
Già, bello, ma sarà facile? Impossibile? Decido di scoprirlo. Così detto fatto, oso: prendo un vecchio giubbotto di pelle portato per anni, ormai dimenticato, lo giro e lo rigiro fra le mani e intanto inizio a immaginare. E così ecco il primo taglio. Non l’ho scucito, ho lasciato intatta la sua anima originale. E’ stata un’emozione forte. Perché devi attraversare quella terra di nessuno in cui il capo che era non c’è più, e quello che diventerà ancora non c’è.
Che dire, è andata. E’ andata alla grande: le mani sapevano da sole come muoversi, come se lo facessero da sempre, e volavano sulla pelle. E’ stato tutto fluido, come i capitoli di una storia già scritta, in un mix perfetto fra creatività e manualità.
A:Tu lavori tantissimo con le creazioni personalizzate, raccontaci come avviene il processo creativo da quando incontri la cliente ala realizzazione dell’oggetto finale
M: Sì, lavoro molto su misura. Perché anche chi non ci ha mai pensato, chiacchierando con me, si rende conto di che cosa significa una borsa su misura. E così scatta immancabile il desiderio di progettarla insieme. In questo modo quello che poteva essere un normale acquisto diventa un atto creativo a tutti gli effetti.
E non si tratta solo di scegliere un colore o una forma. Quelli certo, sono aspetti importanti, ma io lavoro soprattutto sullo stile e sull’equilibrio.
Lo stile: la borsa deve rispecchiare il modo di essere della persona che la indosserà. Per questo per me è fondamentale entrare il più possibile in contatto con colei (o colui, per fortuna ho tanti clienti uomini, esigentissimi!) che porterà la mia creazione, per conoscerla, capirla, comprendere qual è l’immagine che ha di sé e quale vuol trasmettere (quando coincidono è più facile, a volte non è così allora la sfida diventa ancor più interessante!). Un esempio che credo renda l’idea: una cliente in un briefing (tra l’altro via mail, per via della distanza) mi dice: “Mad, sto cambiando alcune cose importanti nella mia vita, per questo voglio una borsa rossa, che sia una borsa da guerriera di luce. Una blade runner futurista.” Credo di non aver mai ricevuto un briefing più efficace di questo. Ha innescato in me una immediata ondata di creatività. Su quelle poche parole ho realizzato la sua borsa. E, credimi Anna, era davvero una borsa da blade runner futurista!
E poi l’equilibrio. Se andate da un sarto per un capo su misura non vi stupite se vi misuri l’avambraccio. Quando lo faccio io di solito genero un po’ di sorpresa. Le clienti non se lo aspettano… In realtà fare una borsa su misura vuol dire anche renderla armonica con le proporzioni del corpo della persona che la porterà. Per questo ricerco il massimo equilibrio tra forme e proporzioni. E non basta limitarsi ai luoghi comuni del tipo che le piccole non devono portare borse grandi. C’è la stangona tutta gambe ma con l’avambraccio corto che porterà malissimo la sacca oversize, così come la donna minuta che invece porterà con scioltezza e magari con un pizzico di ironia una bike bag gigante.
Infine c’è il su misura re-born, quello che nasce da un tuo oggetto in pelle, che magari per te rappresenta un ricordo particolare, che possiamo reinventare insieme: borse, giubbotti, pantaloni e gonne, rivestimenti di poltrone e divani, persino stivali. Perché qualsiasi oggetto di pelle può diventare una to|be|MAD.
Il cliente mi racconta la sua idea, io la faccio mia e metto al suo servizio la mia creatività (poca o tanta, dipende da quanta ne ha o ne esprime lui) e la mia manualità. Così potrà veder la sua borsa crescere man mano, partecipando al processo creativo e a quello realizzativo. E potrà personalizzarla al massimo anche cammin facendo, e farla davvero sua.
Insomma, Anna, io credo che il mondo delle borse su misura vada molto oltre il fattore meramente estetico. Perché la borsa ha un significato più profondo, e me ne rendo conto ogni giorno di più. La borsa è davvero quel luogo sicuro che abbiamo sempre lì a fianco a noi che, a seconda dei momenti, ci fa sentire belle, ci dà rifugio quando siamo in difficoltà, ci fa sentire spavalde, ci rende vezzose.. Per questo vorrei che le tobeMAD fossero borse da vivere. E da rivivere.
A me questa idea della borsa che ci da rifugio piace tantissimo.
Ogni elemento del nostro look parla di noi e gli accessori ci raccontano in un modo netto e poetico insieme, scriverò presto un post dedicato proprio al magico potere degli accessori per comunicare con la tua immagine.
Intanto: quale è il capo di abbigliamento che ti fa un po’ da coperta di Linus? Il capo del tuo cuore, quello che svela una parte profonda di te? Magari è proprio una borsa.
Notizia fresca fresca: trovi Maddalena e TobeMad, oltre che sulla sua pagina Facebook e nel suo laboratorio, dal 3 al 31 Ottobre anche in un temporary store a Torino, in Galleria San Federico 19. Se sei da quelle parti non fartela scappare.
Francesca dice
Maddalena fa cose splendide davvero, sono contenta che vi siate conosciute 🙂