Come promesso, dopo la pausa estiva torna la mia rubrica sul Made in Italy.
Quella in cui ti racconto la storia dei brand made in Italy che mi piacciono.
Sempre senza alcuna commissione.
(vuoi scoprire di chi ho parlato nelle scorse “puntate”? Leggi qui)
(ti vuoi candidare come protagonista della prossima rubrica? Scrivimi).
E dopo due mesi di pausa ho deciso di tornare in grande, con una donna speciale.
Ti avevo parlato già qui di Justine Romano.
Definendola “fashion blogger”.
In realtà se c’è una persona per cui non esistono categorie questa è proprio lei.
Justine è mamma di due, creativa nell’animo, raccoglitrice di attimi.
Justine è una che per vivere scrive quello che vede e che sente e lo fa piuttosto bene.
Con uno stile personale che la racconta in ogni parola ed ogni espressione, con semplicità e naturalezza.
Sostenitrice di una moda consapevole che non ingabbi ma aiuti a liberarsi e a farci sentire unici ed eccezionali.
“Strafi” come direbbe lei.
Una moda che parli di noi.
Capito adesso perché mi piace molto?
Tanta la passione che ad un certo punto Justine ha deciso di provare a produrre le borse che avrebbe voluto comprare, ma che non riusciva a trovare.
Borse che raccontassero le sue esigenze di praticità e bellezza.
E in cui ritrovare la necessità di una sorta di spazio privilegiato, tutto per sé.
Borse completamente disegnate e fatte in Italia.
Dentro ogni articolo venduto nell’ecommerce di Justine c’è un pezzo di lei e della sua filosofia di vita, sempre in divenire e in riflessione ma con alcuni punti fermi ben chiari.
Tra cui il valore della competenza.
Hai voglia di conoscere Justine?
Leggi qui l’intervista che le ho fatto.
AT: Chi è Justine e come è diventata una Funky Mama?
JR: Sono una trentottenne con una profonda esperienza del futile e dell’inutile. Tutto fa brodo, si sa, quindi ne è nata una ricetta semplice come la pastina in un momento di necessità: ho aperto un blog durante la maternità, come tante.
AT: Come ti sei avvicinata alla moda?
JR: Tanti anni fa il francese era una lingua importante da sapere durante le campagne vendita, ora è sicuramente più utile l’inglese o il russo… Crescendo a Milano è davvero facile che tra i primi lavoretti occasionali si possa mettere a curriculum vestierista, assistente, apprendista o la qualunque in uno showroom di moda. Essendo madre lingua francese sono capitata tra i vestiti per caso.
Ho fatto anche la commessa in vari negozi, dalle domeniche in Rinascente, ai pomeriggi di Dicembre a far pacchetti natalizi fino ad arrivare in via Condotti a Roma. Non so se questo significhi essermi avvicinata alla moda, però l’ho vista e vissuta sotto mille sfaccettature.
AT: Cosa è la moda secondo te?
JR: Non lo so più. Al momento percepisco un caos nel settore guardandolo da fuori. Mi sembra che la moda stia vivendo un momento di transizione importante. Forse assisteremo a un grande passo indietro: meno collezioni, più attenzione alla qualità e ai metodi di produzione?
Dipenderà anche molto da noi clienti, dalla nostra mentalità ma mi sembra che già sia cambiata: in molte non sentiamo più l’esigenza di avere gli armadi strapieni. Meno, meglio, pensato.
AT: Cosa significa per te creare con le mani?
JR: Significa bilanciare il 2.0.
Lavoro da anni creando contenuti che sparisco velocemente da una timeline: a un certo punto ho sentito il bisogno di concretezza. Non c’è niente come fare per rimettermi in connessione con il qui e ora.
AT: Come nasce il processo creativo: parti da un colore, una forma, un materiale o una suggestione?
JR: Parto dalle rubriche che scrivo, dai contenuti dei miei post, dai miei viaggi mentali e dalle mie esigenze quotidiane. Tutti i prodotti creati fin’ora sono strettamente legati ai concetti esplosi sulle Funky Mamas. Non so come chiamare quest’avventura.
Non sono una designer, il mio non è propriamente un brand, è tutto una somma degli ultimi anni che diventano cose, concetti che diventano oggetti.
AT: Segui le tendenze o ti fai solo i “zzi tuoi”?
JR: Ci sono cose che sono nell’aria, che percepiamo più o meno tutti, chi prima chi dopo. Avevo una voglia pazza di una tracolla tonda, come quelle che portava mia madre negli anni ’70.
Ho fatto produrre la pearl (che è la borsa …zzi miei, infatti ha la targhetta stampata all’interno) morale, quest’estate abbiamo visto mille varianti di borse tonde in giro.
Questo per dire che vorrei dirti che non sono influenzata dalle tendenze ma sarebbe una boiata. Perché ci sono ispirazioni che semplicemente aleggiano in un senso più o meno comune.
Ci sarebbe da parlarne per ore di queste connessioni, esiste un senso anche solo legato al periodo storico che viviamo, ai film che vediamo, alle canzoni che ascoltiamo. Non ne sono immune ma distaccata sì.
(Sono perfettamente d’accordo: le tendenze moda raccontano chi siamo e chi saremo come ti spiegavo qui)
AT: A proposito: come è nato il nome della ormai famosissima bustina?
JR: Tempo per se stesse. Che tu sia single, in coppia o madre di famiglia. Non è un paese per donne. Bisogna faticare il doppio per stare dietro alle nostre aspettative. Per stare bene con noi e con gli altri, qualsiasi cosa significhi per ognuna di noi …zzi miei, è importante prenderseli.
AT: Quando hai pensato: “ok adesso apro un e-commerce”?
Tantissimi anni fa ma non l’ho mai fatto. Dopo la nascita di Lilou si è ripalesata l’idea della borsa che fosse da donna ma si attaccasse anche al passeggino per quei pochi anni in cui lo si usa, essere mamma significa donna con figli.
Ho ripensato alla borsa che avevo in testa, grande, di qualità, con una linea semplice perché non deve stufare. E’ stata pensata come una borsa che sta con te tutta la vita e poi la passi a una figlia, a una nipote, una cosa così. Amica di viaggi, perfetta come bagaglio a mano.
Se per caso diventi mamma, lei c’è.
Se i figli per qualsiasi motivo non son contemplati, lei c’è.
Alla #laBag importa poco, non giudica, è solo lì per custodire un universo intero.
Ho pensato fosse il momento o mai più di riprendere in mano il progetto di questa borsa nato nel 2009 con la nascita del mio primo figlio.
AT: Che difficoltà hai incontrato?
JR: Non è semplice trovare fornitori che accettino di collaborare nonostante i quantitativi minimi che si possono affrontare soprattutto all’inizio. La crisi poi ha reso tutti molto più prudenti: riuscirai a pagarmi? Che garanzie mi dai?
AT: Con la #calzamutanda ispiri una liberazione al femminile verso la propria imperfetta unicità. Come ti è venuto in mente questo progetto?
JR: Ne avevo bisogno! Ero di nuovo davanti a un grande cambiamento e non mi ritrovavo più nello specchio. Capita a tutte: dopo un cambio di lavoro, un trasloco, dopo un’amore finito, dopo una gravidanza o semplicemente, per nessun motivo.
Mi sono cercata in un nuovo look, in due o tre tagli di capelli. Non ha funzionato. Mi sono cercata nelle mie imperfezioni, le ho accettate, mi sono ritrovata unica e a mio agio. Guarda caso, il taglio di capelli perfetto l’ho trovato solo dopo l’accettazione del mio cambiamento.
(anche qui concordo: ci vuole consapevolezza per capire i capelli e il trucco che parlano di noi)
(per farti capire di cosa si parla, ecco qui un articolo di Justine in merito)
AT: Questa rubrica si chiama “I love made in Italy”: quale pensi potrebbe essere il contributo del “fatto con cura in Italia”?
JR: Significa ricominciare. Abbiamo la tradizione, le conoscenze, il sapere. Il mercato sta cambiando ancora, è un buon momento per riaffermarci, rimettere in moto una macchina che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo. Il consumismo veloce, il low cost a tutti a costi, il 100% cotone che non è nemmeno più una sicurezza sono tutte cose che non vedo nel futuro.
AT: Ci segnali un brand “made in Italy” che ti piace?
JR: L’eccellenza di Iuter. Voce fuori dal coro, ricerca e qualità. Il brand dove una felpa riscrive ilconcetto di felpa: stampe ricercate non solo per design ma per metodo di produzione. Ricami che vengono poi ricoperti con una stampa in un secondo momento, felpe assemblate con più di 100 pezzi cuciti assieme. Ogni collezione mi fa pensare per settimane.
AT: Per me tu sei una gran “Strafi”! Lo sapevi?
JR: Grazie, allora vedi che ha funzionato il mio mirabolante viaggio mentale?
Ahahhaha. Grazie di cuore Anna.
Sono io che ringrazio Justine per essersi messa in gioco.
E te per aver letto fino a qui.
Te: che sicuramente sei Strafi!
ps1: ti piacciono le foto di Justine? Sono quasi tutte scattate da Zelda Was a Writer. Non la conosci? Dai una occhiata al suo blog, ti innamorerai!
ps2: a proposito di Made In Italy in molte mi avete chiesto se è prevista la consueta data natalizia del Made in Venice Tour. Sto cercando di incastrare tutto per organizzare una giornata insieme all’insegna delle bellezze artigianali di Venezia. Se ti interessa iscriviti qui alla lista d’attesa così faccio il punto della situazione.
Ho pensato anche ad una promozione speciale: se ti iscrivi, o sei iscritto, alla data veneziana del mio corso su come trovare il tuo stile e comunicare con moda e immagine (qui per tutti i dettagli) il costo del Made in Venice Tour sarà per te solo di 100 euro.
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