Gli accessori, i gioielli sono stati considerati uno strumento di espressione molto importante per l’uomo, fin dagli albori della civiltà.
Raccontavano lo status sociale, i cambiamenti nella evoluzione (tramite le diverse tecniche di creazione o i materiali scelti), erano simboli e al tempo stesso abbellimenti.
Io ho una vera passione per gli accessori e i gioielli, passione che mi ha portato a lavorarci, come buyer e stylist, per molti anni prima di iniziare la professione di consulente d’immagine.
I gioielli illuminano il nostro viso, rendono un look unico e particolare.
Con gli accessori possiamo osare, consapevoli della loro fugacità: a differenza della maglia che indossiamo, la collana possiamo sempre decidere di toglierla nel corso della giornata (se non ci fa sentire a nostro agio) e quindi siamo più propensi ad osare, svelando così lati più profondi ed estrosi della nostra personalità.
Io vivo a Venezia per scelta (e per destino, fino a che lo stesso destino non deciderà magari di portarmi altrove).
Da buona straniera (o foresta se vogliamo usare un termine autoctono) sono affascinata dalle tradizioni di questa città, che, in fatto di moda vanta una storia non indifferente.
Dalle tinture per abiti, alle scarpe, dai profumi ai gioielli.
E il gioiello che rappresenta più di tutti Venezia è la perla di vetro veneziana.
Un gioiello dalla storia antica.
Le perle di vetro sono state la prima manifattura documentata del vetro, risalente al II millennio a.C. in Egitto, e utilizzate nei secoli non solo come elemento decorativo ma anche di scambio, come moneta.
In questa rubrica dedicata al buon Made in Italy che mi fa piacere farti conoscere, nel corso dei mesi e quando sarà il turno di gioielli e bigiotteria, ti presenterò persone che utilizzano i materiali più diversi: carta, lana, legno, bottoni etc,
Voglio però partire con il vetro e con una donna che è passione in ogni sua parola, una artigiana che crea con le mani e le perle accessori unici.
E lo fa unendo una antica tradizione a modernità d’uso e di intenzioni.
Una donna coraggiosa e appassionata che ha seguito le ragioni del cuore, avendo coraggio di cambiare vita a 45 anni: Marisa Convento, impiraressa moderna.
Foto gentilmente concessa da Silvia Zanardi.
Le impiraresse (impirare in dialetto veneziano vuol dire infilare) infilavano le più minuscole tra le perline di vetro prodotte a Venezia chiamate conterie, in fili (di metallo o altro materiale) fino a creare delle collane.
Marisa ha imparato questa tecnica, sublimandola e rendendola personale, trasformando le conterie in fiori o coralli.
E che mette dappertutto.
Ho fatto a Marisa qualche domanda
1- Cosa significa la parola perla di vetro per te?
Le perle di vetro veneziane per me sono delle vere gemme, si dice che la prima creazione in vetro fosse una perla, un gioiello dunque, da indossare con cura, un talismano prezioso e raro, fatto di una materia che ha dimostrato subito la sua versatilità d’uso, fin dai tempi dell’ antico Egitto.
I Maestri vetrai veneziani in più di mille anni hanno inventato per la materia vetro i colori più belli, da veri alchimisti hanno sfruttato tutte le sostanze che i mercanti portavano a Venezia e il saper fare che veniva dai Fenici, dai Romani e da Bisanzio aggiungendoci la loro tenacia, l’essenza della laguna, i riflessi più magici: vetri cangianti, dai bagliori metallici, opalescenti, vivi dei colori più intensi e brillanti, incorruttibili dal tempo.
La perla di vetro veneziana racchiude in sé, nella sua piccola dimensione, una lungo cammino dell’umanità, di viaggi, esplorazioni, commerci, di scambi con popoli lontani che le hanno desiderate, possedute, perdute e ritrovate. Come non restarne stregati? Come non desiderare di possederle, conoscerle, ammirarne la qualità di rapire la luce? Impossibile per me.
2- Come è maturato questo amore?
Pura attrazione fisica all’inizio, innamoramento per la varietà di forme e colori, poi man mano curiosità della loro storia, dei viaggi delle perle verso continenti lontani dove venivano usate come denaro in cambio d’oro, argento, pellicce, legni rari, protezione e perfino schiavi, durante le pagine più tristi dello sfruttamento nei “nuovi mondi”. Ho studiato e letto tutto quello che potevo, collezionando tutte le perle antiche tornate a Venezia per il mercato antiquario che riuscivo ad acquisire. Infine è sorta la curiosità delle tecniche di lavorazione e infilatura con un occhio al loro utilizzo etnico nei vari continenti. Un argomento vastissimo, che non si finisce mai di approfondire. Poco a poco è divenuto un interesse primario e totalizzante, una passione per la vita.
3- Raccontaci come sei arrivata a farne la tua professione.
Il bisogno di fondi “aggiuntivi” per continuare a collezionare e studiare, ha portato me e mia cognata Sandra, mia complice in tante avventure, a cominciare, quasi per gioco, a creare dei piccoli oggetti con le minuscole conterie ( le più piccole delle perline vitree veneziane) e le perle più grandi lavorate al lume. Insieme abbiamo ricostruito alcune tecniche per la lavorazione dei fiori di perline e cominciato ad abbinare i lavori in perline ai tessuti veneziani, altra comune passione. Proprio i broccati e i damaschi, quelli preziosi ancora tessuti a mano dalla più antica tessitura serica veneziana, sono stati la scena della mia “educazione professionale” . Mario Bevilacqua, assumendomi come venditrice nel suo showroom dal 2001 al 2006, mise all’opera la mia capacità di fare, mi aiutò ad affinarla e la mise a frutto in alcune creazioni estrosissime che esposte tra i suoi velluti sontuosi, riscuotevano molto successo, ricordo in particolare l’azzardato “matrimonio” tra i raffinati velluti di seta animalier della tessitura, i miei coralli di conteria e ricami marini con i quali anticipammo i temi di molte successive collezioni di moda. Nel 2007 mi sentii forte abbastanza per camminare da sola, avevo già 45 anni, molta esperienza alle spalle, e desideravo da tempo realizzare i miei sogni. Così è nata la bottega Venetian Dreams.
4- Tu lavori tantissimo con le creazioni personalizzate, raccontaci come avviene il processo creativo da quando incontri la cliente alla realizzazione dell’oggetto finale.
Con le mie clienti cerco sempre di costruire un rapporto di fiducia e condivisione, una sorta di sorellanza empatica. Cerco prima di tutto di raccontare qual è la motivazione che fa da motore al mio lavoro, e quali sono le tecniche che mi sono più congeniali, quello che so fare meglio insomma, e poi mi piace che mi raccontino di sé, di quello che amano e di quello che invece a volte si pongono come limite. Anche se cerco spesso di portarle un pochino fuori dalla loro “confort zone” e fare del gioiello e dell’accessorio che creo per loro un simbolo liberatorio di affermazione del sé, mi impongo però anche di rispettare le loro esigenze e idee, la loro unicità. Spesso da questa mediazioni nascono nuove interpretazioni di stile che poi rimangono nel mio repertorio, è uno scambio reciproco di energie che da linfa vitale al mio lavoro. Spesso le mie cliente diventano amiche, abbiamo sincero piacere a rivederci, ci seguiamo a vicenda sui social e nella vita reale, così la bottega Venetian Dreams diventa un salottino e un punto d’incontro di idee, una rete spontanea di donne che si sostiene e valorizza.
Io con Marisa, sempre senza commissioni, lavoro molto bene, tanto da averla inserita tra gli artigiani presenti nel video che è stato dedicato alla mia attività da Be Kind Rewind.
Lavoro con lei quando penso ad un look che sarebbe ben completato da un suo corallo, quando ho in mente delle forme e dei colori in grado di valorizzare lo stile di una mia cliente che magari è anche una sposa, quando le chiedo di far creare una perla appositamente per accordarsi al colore di un certo incarnato, come in questo caso.
E questo sia quando mi occupo di qualcuno che vive lontano e sto faccio assistenza shopping online (in Italia o all’Estero), sia quando porto qualcuno da lei durante uno dei miei shopping tour a Venezia.
Una volta mi ha persino creato dei carciofi con le conterie per uno showcooking sul cibo/gioiello che ho fatto al Salone del Mobile con Sebastiano Rovida, stupendomi davvero con la sua creatività.
Trovi Marisa in una deliziosa bottega a Venezia in calle della Mandola ma è molto attiva anche sui social network e attenzione perché sono disponibili dei tour anche per imparare da lei l’antica arte delle impiraresse con quei bravi ragazzi di Italian Stories.
Evviva il Made in Italy che salverà la moda italiana e al prossimo mese con questa rubrica (si parlerà di pelle e di una artigiana/designer torinese).
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