Quante scarpe con i tacchi hai nel tuo armadio?
Quante di queste scarpe riesci davvero a portare ogni giorno?
I tacchi sono gioia e delizia del femminile: ci è stato insegnato che esiste una proporzione diretta tra “altezza dello spillo” e “successo di chi lo indossa”.
Le donne belle, vincenti, sensuali, arrivate che compaiono nei film e nelle pubblicità sfoggiano sempre tacchi alti su cui svettare.
Il tacco si pone come un elemento di empowerment, aiutando chi lo indossa a dominare le situazioni dall’alto e a sentirsi in una posizione di sicurezza e determinazione.
Te lo confesso: da quando abito a Venezia e ho cambiato vita (qui la mia storia) uso i tacchi molto meno ma se devo tenere un corso o presenziare ad un evento li metto sempre. Sono minuta, non dimostro i miei quasi 39 e nel far guadagnare centimetri al mio metro e sessantatré mi sembra anche di guadagnare in rispetto e credibilità.
E proprio ad una donna minuta si deve l’utilizzo dei tacchi che noi conosciamo.
Il 28 ottobre 1533 Caterina De Medici decise, infatti, che non poteva sembrare ancora più piccolina di quello che già era, proprio il giorno delle sue nozze con l’alto e slanciato Enrico II di Francia, e così indossò sotto le ampie gonne delle scarpe con tacco 7 cm.
I tacchi abbelliscono, slanciano, rendono potenti ma non sono comodi, anzi l’espressione tacco comodo sembra essere quasi un ossimoro.
Cosa ci racconta in proposito la Storia della Moda?
I tacchi nel Settecento erano presenti sia sulle scarpe delle donne che su quelle degli uomini.
Ad un certo punto però nei saloni veneziani, si cominciarono a vedere delle calzature a solo appannaggio femminile.
Erano come queste e venivano chiamate calcagnini.
Per molto tempo si è pensato che fossero utilizzati per proteggere i piedi dall’acqua alta, tipica della città lagunare in alcuni mesi dell’anno.
In verità se osserviamo gli abiti femminili dell’epoca ci rendiamo conto che i calcagnini ne erano l’accompagnamento perfetto.
Se è vero che uomini e donne usavano stoffe colorate e a fantasia e scarpe con il tacco, nella stessa misura, è vero anche che gli abiti femminili abbinavano il desiderio di “vedere ed essere visti”, tipico dell’epoca, ad un senso di sottomissione e costrizione.
La base dei vestiti da donna era una vera e propria impalcatura, le gonne femminili erano lunghe e ricche di tessuto. D’altra parte il tessuto era un bene costoso e quindi più metri drappeggiavano gli abiti delle signore più si evidenziava la fortuna economica del marito.
Il marito appunto: la donna non era che una bella statuina portatrice dei beni altrui ma a cui non era possibile possedere nulla. Con gonne lunghe, che mascheravano gambe e piedi, pronte ad impedire anche solo l’idea stessa del movimento.
Ecco il senso dei calcagnini: una donna in piedi su quegli alti trampoli non poteva fare altro se non starsene lì a farsi guardare.
E fu così che i tacchi da strumento per “innalzarsi” diventarono l’ennesimo elemento di costrizione e condizionamento al femminile.
Dall’Ottocento in poi i tacchi si fanno una “questione da donne”.
È in questo periodo che l’uomo decide di fare “la grande rinuncia”, affermando che la moda è una cosa da donne e che un vero gentiluomo non può occuparsi di tale futilità. La moda diventa uno strumento di comunicazione tutto al femminile e così i tacchi.
Negli anni Venti e Trenta del ‘900 i tacchi diventano comodi e pratici.
Durante la Prima Guerra Mondiale le donne si erano sostituite agli uomini al fronte nei posti di lavoro e avevano scoperto la possibilità di emanciparsi, anche spesso al netto di molte dolorose perdite e delle ristrettezze economiche (proprio come era successo a Coco Chanel). Le loro scarpe con il tacco dovevano condurle agevolmente a lavorare la mattina, spesso sui mezzi pubblici, e poi accompagnarle a ballare la sera nei locali di musica jazz.
È proprio in questo periodo che un calzolaio italiano che aveva fatto fortuna in America prima che in patria, dal nome Salvatore Ferragamo, inventa un nuovo tipo di tacco: la zeppa.
Risultato di studi approfonditi sull’anatomia del piede , con la volontà di coniugare la ricerca della bellezza con il desiderio di comodità. Non a caso Ferragamo, alla prima prova delle scarpe su misura, chiedeva sempre alle sue clienti: “sente i piedi abbastanza liberi?”.
Durante la seconda guerra mondiale le scarpe si fanno grosse e pesanti.
Così come i pensieri delle donne desiderose di stabilità in un grande momento di preoccupazione, pronte ad armare i loro abiti di ampie spalline, mutuate non a caso dallo stile militare.
Si tratta della shilouette a grattacielo studiata da Elsa Schiaparelli che, come ti racconto qui, aveva anche inventato, con Salvador Dalì, un cappello scarpa dal tacco colorato di rosa.
Negli anni ‘50 torna l’altezza!
Christian Dior accontenta il desiderio femminile di leggerezza proponendo abiti in cui le donne potessero sentirsi fresche e romantiche, come dei fiori appena sbocciati.
Abiti a corolla, abiti che erano l’ideale per donne stanche delle brutture del periodo precedente e disposte a infilare di nuovo il corsetto, pur di tornare a sognare.
E insieme al corsetto tornano anche i tacchi alti che si fanno “a spillo”.
Tacchi scomodi e iper-femminili abbinati a mise eleganti, come quelle di Grace Kelly ideate da Edith Head, nei film di Alfred Hitchcock.
I tacchi di Roger Vivier!
Già famoso per le sue calzature estrose (come quelle realizzate per Josephine Baker o Marlene Dietrich), chiamato, dal 1953, da Monsieur Dior per dirigere la linea di scarpe della Maison, è lui che inventa nel 1954 il tacco Aiguille (ago, divenuto in italiano “spillo”).
Lo sapevi che anche la regina Elisabetta indossava proprio un paio di scarpe ideate dal famoso designer, chiamato il Fabergé delle calzature, il giorno della sua incoronazione il 2 Giugno 1953?
Negli anni ’60 la musica cambia!
Le bambine ribelli che ballano la musica beat, come Mary Quant, e che tutto si sentivano tranne che impettite signorine, decidono di indossare ballerine dal tacco rigorosamente flat insieme alle loro minigonne.
I tacchi alti e scomodi torneranno in auge negli anni ’80.
La donna in carriera avrà bisogno di una nuova struttura: così rimetterà le spalline sotto le sue giacche e i tacchi a spillo insieme ai suoi tailleur.
E adesso?
Non sembra esserci una via di mezzo tra i tacco 12 e le Birkenstock (diventate non a caso di tendenza).
A volte anche io uso le Birkenstock (come ti ho raccontato in questo post) ma il mio voto va ai tacchi comodi.
Quelli che ci rendono padrone di svettare, se lo desideriamo, ma anche di camminare a passo spedito verso il nostro progetto di felicità.
Ecco perché ho deciso di parlarti a chiusura di questo articolo, di una donna che ha fatto dei #tacchicomodi la sua cifra stilistica.
Ti presento Ivana Molinari.
Da sempre nel mondo delle calzature ha pensato il suo brand per donne come lei (e come noi) che non vogliono perdere l’opportunità di indossare i tacchi e lo ha fatto forte della sua esperienza nell’azienda di famiglia, in cui si producevano scarpe ortopediche.
Mi dice che l’idea le è venuta “parlando con le amiche alle prese con il desiderio di trovare una scarpa da lavoro con il tacco, da poter indossare per l’intera giornata, senza essere costrette a sfilarla di nascosto sotto la scrivania, per trovare sollievo.”
Così Ivana ha deciso di offrire anche alle altre donne quello che già aveva sperimentato in prima persona, facendosi modificare le sue scarpe nel laboratorio di famiglia.
Le scarpe Molì parlano di lei, fin dal nome che ricorda il suo soprannome da ragazza (con l’accento finale per raccontare l’entusiasmo che ha messo in questa nuova avventura).
Parlano però anche delle donne attive e appassionate, che Ivana immagina quando progetta ogni calzatura, donne che hanno bisogno di trovare nei loro capi di abbigliamento degli alleati e non dei nemici, che costringono e fanno soffrire.
Così dice Ivana:
“Penso alle giornate di queste donne che passano dal luogo di lavoro a un mezzo di trasporto o a un aperitivo – magari senza far sosta a casa a cambiarsi! – e mi domando: di cosa hanno bisogno? Cerco di mettermi nei loro panni, e non mi è difficile perché il ritmo delle mie giornate non è molto diverso, e mi rispondo: comfort, quello di cui hanno bisogno è benessere per tutte le ore che devono trascorrere fuori casa, quindi di un paio di calzature che possano far dimenticare di averle indosso.
Sai che ho una passione per l’artigianato e che sostengo da sempre Made in Italy: così ho fatto ad Ivana alcune domande:
AT: Come inizia il processo creativo: parti da una forma, un colore o da una ispirazione?
IM: Sicuramente parto dalla forma, anche in virtù della mia formazione nel settore ortopedico: ho dedicato molto tempo al suo studio fino ad arrivare al risultato voluto, un’ottima suddivisione del carico corporeo tra avampiede e retropiede. Per quanto riguarda l’estetica, di solito mi lascio ispirare dai trend di stagione in fatto di abbigliamento e mi domando quale modello di scarpa potrebbe dare risalto a quell’outfit… e da lì parte il viaggio.
AT: Quanto è importante rispettare la conformazione del materiale e la praticità della calzata?
IM: La mission di Molì è quella di poter garantire la massima comodità della calzata, non solo studiando i carichi, come dicevo prima, ma anche usando materiali speciali come il memory per le solette e i pellami di alta qualità per le tomaie. La ricerca estetica è sempre nella direzione di modelli fashion e seducenti, senza però dimenticare mai l’assunto di partenza: il benessere di ogni donna. Per questo non troverai mai nelle mie collezioni un tacco 15, perché su queste altezze non è possibile garantire quell’equilibrio e quella comodità che sono i valori fondanti del mio marchio.
AT: Le scarpe ci sostengono: cosa dovremmo osservare nelle nostre calzature per verificare che siano di qualità? Come riconoscere la scarpa perfetta anche a distanza, attraverso il monitor di un computer, per poter essere sicure dei nostri acquisti online?
IM: Non si riflette mai abbastanza sull’importanza delle scarpe. Ci sostengono, ma non solo: a loro è affidato il benessere della nostra schiena, delle nostre gambe e dei nostri piedi. A qualcosa di così importante, dovremmo dedicare una grandissima attenzione!
Innanzitutto dobbiamo accertarci della qualità dei materiali e della manifattura, e in questo il Made in Italy è insuperabile. Occorre poi verificare che il peso, una volta indossate, sia ben distribuito: non dobbiamo sentire carichi eccessivi, né sulla parte anteriore né su quella posteriore del piede.
Come riconoscere tutto questo attraverso il monitor di un computer? Non è facile, perché a tutte sorge spontaneo il bisogno di provarle, lo capisco.
Ecco cosa faccio io quando voglio acquistare online un capo di abbigliamento o una scarpa: mi informo sull’azienda e sulla sua serietà, leggo le recensioni di altre persone che hanno provato il prodotto, valuto la sua unicità, la sua capacità di innovare, cioè di fare qualcosa che già esiste in un un modo diverso.
Dopo l’acquisto, faccio tutte le prove del caso nella tranquillità della mia cabina armadio, tra i miei capi di abbigliamento, valutando se tenerle, se sono come me le aspettavo o se sono state addirittura sopra le mie aspettative: adoro essere stupita. E se non vanno bene, semplicemente le rendo!
AT: #tacchicomodi è il vostro motto, ci spieghi cosa significa?
IM: Significa dare finalmente voce all’intimo desiderio di ogni donna, quello di smettere di soffrire per essere eleganti e femminili. Il tacco è un elemento, secondo me, irrinunciabile per sottolineare la femminilità, per questo ho voluto crearne uno che ogni donna può dimenticare di avere indosso. Voglio scordare quelle antipatiche situazioni che ci vedono presenziare a un evento, una fiera o un semplice incontro di lavoro con le ballerine nella borsetta e offrire l’opportunità e la libertà di uscire di casa ogni mattina con il giusto abbigliamento, che ci possa accompagnare per tutto il giorno. Ne sono io stessa la prova: a volte, al termine della giornata lavorativa, mi capita di intrattenermi con qualche amica per un aperitivo e a seguire un cinema. Quando rientro a casa, Molì ai piedi, non ho affatto la sensazione di aver portato un tacco per tutte quelle ore! Quale potrebbe essere dunque il nostro motto, se non “i tacchi comodi”?
Io sono pienamente d’accordo e tu?
Per te che mi leggi, sulle scarpe realizzate da Ivana e il suo team, c’è un super sconto del 35% con il codice ANNAMOLì35 che dura fino a martedì prossimo (a meno che tu non sia iscritta a PollyAnna).
Che ne dici di questo look con #tacchicomodi?
Lo troverai domenica in PollyAnna, la mia rivista di look in abbonamento, con tutte le indicazioni su dove reperire i capi che lo compongono e i miei suggerimenti su come farti illuminare dai tuoi tacchi comodi.
Se ti è piaciuto questo articolo non perderti:
La storia della nascita della borsetta.
Come creare un look vintage/retrò.
Il mio e-book “Le ragazze Rivoluzionarie della Moda“: ho citato alcune di loro lungo tutto il post (Coco Chanel, Elsa Schiaparelli, Edith Head e Mary Quant), credo ti piacerà conoscerle. Qui la storia dell’e-book.
Valentina Giordani dice
Cara Anna,
quando ho iniziato a leggere l’articolo ho proprio pensato alle scarpe di Ivana Molinari! Ne ho due paia, il modello Sofia in entrambi i colori, che trovo davvero comode e grazie al tuo sconto mi sono concessa anche un paio di sandali, non vedo l’ora di indossarli!
E’ davvero importante che ci siano aziende che pensano alla comodità oltre che allo stile, starò invecchiando ma non ho più voglia di soffrire sui tacchi. E se queste aziende sono italiane e lavorano in qualità ancora meglio!