Oggi vi parlo di un argomento a me sempre molto caro: la tradizione della moda a Venezia. E lo faccio attraverso le perle veneziane.
Il 24 ottobre 2013, a Venezia, alle 12.00, con l’intervento dell’assessore alla Promozione della Città, delle sue Tradizioni e Manifestazioni storico culturali Roberto Panciera, presso lo storico ristorante “Al Graspo de Ua”, verrà presentato il Comitato per la tutela storica e culturale delle Perle di Vetro Veneziane, il cui obiettivo è la candidatura e la successiva iscrizione delle Perle di Vetro Veneziane nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale intangibile dell’umanità dell’ UNESCO.
Il Comitato opererà per la diffusione del saper-fare, della cultura e della storia correlate a questo manufatto tradizionale artigianale che, nei secoli, è divenuto uno dei valori identificativi della comunità veneziana, mediante convegni, mostre e pubblicazioni.
Le perle di vetro veneziane stanno, velocemente, diventando uno dei simboli del passato; poche sono ancora le vetrerie che le producono a Venezia e a Murano, poche sono oramai le persone che, in accordo alla plurisecolare tradizione, tramandano il know-how per realizzarle, pochissimi ne conoscono la lunghissima storia, veneziani e non.
Le perle di vetro veneziane sono state utilizzate, fin dalla fine del XV secolo, come moneta di scambio in Africa e nelle Americhe. Ancora oggi, i dignitari africani le sfoggiano con orgoglio durante cerimonie importanti; i nativi americani le utilizzano per decorare i loro abiti rituali e oggetti preziosi.
Ognuno di questi manufatti racchiude un valore apotropaico e simbolico. Colori, forme e decorazioni denotano ancora oggi presso alcune etnie, l’appartenenza ad un gruppo, lo status sociale ma anche la professione o l’incarico istituzionale.
Nella città di Venezia, alla fine del ‘400, una donna, Maria Barovier dà origine ad una sorta di rivoluzione nel modo di produrre le perle di vetro.
Maria Barovier disegno’ la perla che è diventata un po’ l’emblema delle perle di scambio e, sicuramente, la perla più conosciuta ed imitata in tutto il mondo: la Rosetta. Maria, probabilmente, si immagino’ un fiore quando diede vita a questa perla costituita da una serie di 7 strati di vetro sovrapposti. Il risultato delle varie sovrapposizioni di vetro a forma di stella dava origine ad una canna di vetro di importanti dimensioni che veniva tirata e tagliata in pezzi che erano poi molati e forati con un procedimento molto laborioso.
Da allora, la creazione di perle di vetro veneziane diviene uno dei “mestieri” al femminile che coniuga gli spazi lavorativi con quelli della vita domestica, considerato che, nella stragrande maggioranza dei casi, le perle erano realizzate in casa.
Quella delle perle è una storia dall’impronta decisamente femminile e di una storia di donne vi voglio parlare ora, anzi della storia delle donne che rendono possibile tutto questo.
Marisa Convento di Venetian Dreams, Cristina Bedin di L’Opera al Bianco e Muriel Balensi.
A queste donne straordinarie ho fatto un po’ di domande per capire meglio il loro mondo e il loro modo di vedere l’arte, il lavoro e il vivere a Venezia.
AT: Come nasce la tua passione per le perle? E’ arrivato prima l’amore per le perle di vetro o quello per Venezia?
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS:-Loro hanno trovato me, mi giravano intorno qualsiasi cosa facessi e per curiosità ho cominciato a studiarle e collezionarle e poi…tutto il resto . La passione per le perle veneziane è l’espressione del mio amore per Venezia , una cosa alimenta l’altra.
CRISTINA BEDIN- L’OPERA AL BIANCO : Innamorarsi di Venezia può sembrare quasi un luogo comune; in realtà chiunque, come me, abbia avuto la fortuna di nascere in questa splendida città e di scoprirne, giorno dopo giorno, i piccoli angoli segreti, non può che subirne il profondo fascino. Amo Venezia, le sue tradizioni e il suo ritmo di vita; le perle di vetro fanno parte di un’identità comune; tutte noi, da bambine, le usavamo per giocare; le perle di vetro mi accompagnano da sempre.
MURIEL BALENSI : La mia passione per le perle è nata dal momento che ho provato per la prima volta il cannello. Quando ho toccato il vetro ho avuto l’impressione che era il medium artistico che avevo sempre cercato. Un vero colpo di fulmine, un instante di grazia quando si ferma il tempo e il spazio e esiste solo il rapporto con la materia. Dunque anche se cronologicamente ho scoperto le perle all’occasione di un viaggio turistico a Venezia, ci sono rimasta perché mi ero innamorata del vetro.
AT: Vivere a Venezia è una scelta: motiva la tua.
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS: Venezia è un grande specchio per l’anima , mi mostra un percorso ideale e poi l’acqua mi rasserena e ispira.
CRISTINA BEDIN – L’OPERA AL BIANCO: Penso che desiderare di vivere nella città in cui si è nati sia abbastanza naturale per chiunque, a maggior ragione se la città offre così tanto da un punto di vista artistico e culturale. La scelta è sicuramente più difficile per chi è legato ad alcuni standard e li trova indispensabili. Chi invece riesce a cogliere l’aspetto profondamente umano di Venezia, non potrà che apprezzare la città. Gli aspetti negativi sono compensati dai moltissimi aspetti postivi.
MURIEL BALENSI: Ho scelto di vivere a Venezia perché rimango assolutamente certa che l’anima del arte sia rimasta nei muri, nell’ aria, acqua, colori. A chi apre tutti i suoi sensi e il suo cuore a Venezia la città stessa e gli artisti del passato parlano e trasmettono i segreti perché la materia ha una memoria. Ecco perché, il vetro anche lui vive e si esprime al meglio prima di tutto nella laguna, terra, acqua, aria e fuoco della sua nascita.Secondo, Venezia è una città meravigliosa ricca di arte, di misteri e di ispirazione dove ogni uno prova un immenso piacere a vivere.
AT: Essere artista e donna a Venezia: raccontaci la tua esperienza.
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS: A chi voglia seriamente mettersi alla prova artisticamente Venezia impone degli standard altissimi di qualità, l’essere donna , ancora oggi , raddoppia la sfida, ma Venezia è una finestra sul mondo, qui è più facile essere notati . Per quanto riguarda l’essere donna spesso penso che buona parte dei limiti che incontriamo sono auto imposti , semplicemente non riusciamo a non pensare da donne qualsiasi cosa facciamo , ossia pensiamo come la sociètà nella quale viviamo ci dice che dovremmo pensare , ricordo che Diana Vreeland interrogata da un giornalista sul suo essere o sentirsi femminista rispose “I don’t know what you are talking about , I frankly don’t know “. Ho messo su la mia attività individuale a 45 anni ( con l’appoggio di mio marito ) e mi sentivo un poco vecchia per farlo , ma un uomo a 45 anni professionalmente è nell’età d’oro delle sue possibilità,credo che dovremmo cominciare a pensare da persone , non da donne , il fatto di esserlo deve essere un nostro valore aggiunto nient’altro .
CRISTINA BEDIN: L’OPERA AL BIANCO: In Italia non è facile fare arte; forse a Venezia si ha qualche opportunità in più, l’importante è coltivare il bello che nasce dentro di noi e non arrendersi di fronte alle difficoltà e ai rifiuti che, puntualmente, arrivano. La mia è un’esperienza relativamente recente; ho lasciato un “lavoro sicuro” per seguire le mie passioni e far conoscere i miei sogni attraverso la materia. Penso che le parole topiche siano passione, perseveranza e umiltà, caratteristiche che a noi donne non mancano di sicuro…
MURIEL BALENSI: Io dovrei aggiungere a questi due parole anche straniera! In effetti, penso che essere donna non aiuta nel mondo del vetro. Essendo un lavoro fisico è un universo principalmente maschile. Ho dovuto affermare la mia personalità, il mio stile, di conseguenza, anche se al inizio non è stato facile adesso sarebbe piuttosto un vantaggio nel senso che si riconosce una mano femminile. Venezia e i veneziani amano da sempre gli artisti e da li proteggono, stimolano, rispettano i loro tempi e le loro lune in due parole li capiscono e loro sono sinceramente felici di ospitarli nella loro città amata. Ecco perché, Venezia è sempre stata terra di rifugio e orizzonte di ispirazione per tanti artisti del passato e del presente.
AT: Descrivi il mood del tuo lavoro con tre parole chiave.
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS : 3 C : colore-couture-conterie ( le minuscole perline )
CRISTINA BEDIN – L’OPERA AL BIANCO: Mi è concessa anche una quarta parola?
Passione, gioco, emozione e ricerca.
MURIEL BALENSI: Amore. Come nella vita, è la causa e la fine di tutte le attività umane e sopratutto artistiche. E’ abbandono di sè stessi nel senso di dono e fiducia. Più dai più ti è offerto. E la ruota magica del amore e dell’ arte.
Infinito. Ogni giorno è un giorno nuovo dove tutti i possibili sono aperti. Una vera partita di scacchi, l’inizio è sempre lo stesso: colori, materia, fuoco ma è sempre diverso e non si sa mai prima chi vincerà!
Pace. Anche se ovviamente, ci sono tanti momenti di sudore, lotta con la materia. Rimane il fatto che accendere il fuoco è una forma di meditazione. Come non è dato al uomo di cambiare il mondo, gli è stata data l’arte per creare microcosmi di bellezza dove la mente può viaggiare e evadersi.
AT: Cosa rende le tue creazioni uniche?
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS: spero di fare in modo che raccontino una storia.
CRISTINA BEDIN: L’OPERA AL BIANCO: Chiunque crei un oggetto d’arte, tenta di trasfondere nella sua opera il suo personale mondo interiore, le sue pulsioni, i suoi sogni. Se questo accade, la creazione d’arte si anima di vita propria e chi la indossa riesce a captare le emozioni dell’artista. E’ un gioco a tre: artista, opera, possessore dell’opera.
MURIEL BALENSI: Penso che quello che rende le mie creazione uniche sia il fatto che ho tanto rispetto per i maestri del passato, varie fonti di inspirazione e un grande amore per l’arte.L’essenziale è sempre pensare che il più bello rimane ancora ad inventare, mai copiare ma ispirarsi dei maestri del passato, rispettando il loro linguaggio, il modo personale e unico che hanno avuto di fare parlare la materia. Guardare a lungo le loro creazione ed impregnarsi della loro maestria e bellezza per diventare un tutt’uno con la memoria e la contemporaneità, una sorta di sintesi spazio temporale, cioè vivere il concetto di assoluto. Le mie fonti di ispirazione possono essere la pitture, riprendendo una tecnica delle Belle Arti per esempio il dripping painting o seguire un tema musicale per creare. Diventare arte vivente e vettore di memoria.
AT: Fare un lavoro artigianale è dominare la materia, quale è il tuo rapporto con la materia?
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS: Di rispetto , preferisco lasciare che sia la materia a dominare me dato che ho l’onore di trattare materiali nobili.
CRISTINA BEDIN: L’OPERA AL BIANCO: La materia ha molto da dirci e da darci e, se si crede alle parole di Maestro Eckhart, anche la pietra è dotata di un’anima minerale. Personalmente cerco di ascoltare i suggerimenti della materia piuttosto che di dominarla e di collaborare con lei per aiutarla a rendere visibile la sua anima.
MURIEL BALENSI: Il mio rapporto con la materia richiede tutte le facolta. La prima è il cuore. Si tratta di una vera passione. Secondo è il fisico perché il vetro mi sembra sempre essere il prolungamento delle mie mani. Il vetro si lavora con il corpo intero e si muove con tanta sensualità. Terzo è la porta aperta sull’ infinito dell’immaginazione. E infine è la ragione paradossalmente, perché i disegni sono tutti pensati, voluti, anche qualche volta calcolati matematicamente.
AT: Cosa ti piace dell’attività che hai scelto?
MARISA CONVENTO- VENETIAN DREAMS: Essendoci arrivata in età matura, dopo varie esperienze e dopo averlo desiderato a lungo per quanto mi costi sacrificio mi fa sentire finalmente libera.
CRISTINA BEDIN – L’OPERA AL BIANCO: Fare quello che si desidera profondamente non può che dare una grande soddisfazione. Amo il mio lavoro di ricerca, disegno e composizione ma, se possibile, ancora di più, amo leggere la felicità negli occhi di chi indossa una delle mie creazioni.
MURIEL BALENSI: Mi piace ogni giorno che accendo il fuoco.
Vi lascio con un po’ di foto. Le immagini parlano quanto le parole e sono sicura vi faranno venire ancora più voglia di incontrare personalmente Marina, Cristina e Muriel e le loro creazioni.
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