“Da grande voglio fare l’architetto”
A sei anni, con sguardo fiero e la sicurezza che hanno solo i bambini ho pronunciato queste parole, guardando fisso mio padre negli occhi.
Volevo fare il lavoro del mio papà, lui ne parlava con tale passione e con tale amore che anche io volevo sentirmi così felice quando avessi “lavorato” (concetto che in effetti non mi era molto chiaro e si traduceva nella vaga idea di vedere papà uscire la mattina e tornare la sera).
La cosa che ci raccontava con più entusiasmo? Che lui sarebbe entrato nella vita delle persone e nella loro quotidianità.
La stessa fascinazione è capitata a mia sorella, per fortuna molto più dotata di me per il mestiere (che adesso fa proprio l’architetto).
“Tieni le squadre come due zappe” mi disse, in verità poco educatamente, la mia insegnante di educazione tecnica.
La triste verità è che aveva ragione. Adesso gli architetti non usano più le squadre ma il mio cervello magmatico non sarebbe stato per nulla adatto per la parte tecnica del lavoro di mio padre e di mia sorella.
Già, la parte tecnica.
Una casa non può stare in piedi senza il conteggio accurato dei mattoni che la comporranno, senza uno studio per trovare i materiali che questi mattoni terranno insieme, senza valutare l’altezza dei soffitti, la profondità delle stanze, la solidità dei pavimenti.
Però una casa che sia fatta solo di muri, pavimenti e soffitti la potremmo davvero definire tale?
Il lavoro dell’architetto va oltre: rende la casa un posto in cui vivere.
L’architetto rende la casa adatta alla persona che la abiterà.
Un buon architetto farà sì che questa persona torni felice ogni sera alla sua casa e, aprendone la porta, la riconosca come casa sua: espressione visiva e abitativa di sé.
Penso a questo post da più di un anno, cioè circa da quando gli architetti dello Studio 23 Bassi mi hanno mandato un libretto dal titolo “Lo Zen e l’arte di ristrutturare casa”.
In questo libro, Chiara e i suoi colleghi spiegavano come il loro lavoro fosse fatto proprio per rendere la casa somigliante alla persona che ci avrebbe abitato.
E nell’inviarmi il loro quaderno mi avevano scritto: “secondo me ci ritroverai parte del tuo modo di fare consulenza”.
Avevano ragione.
Parafrasando quanto scritto sopra: un buon consulente d’immagine farà sì che una persona arrivi felice al suo armadio e, aprendone le porte, riconosca i vestiti al suo interno come suoi: espressione visiva di sé.
Forme e colori (misure e tinture) sono sicuramente la basi di una analisi di immagine e stile ma se non ragionassi anche sulla personalità del mio cliente mi sentirei di fare una consulenza a metà.
Mi sentirei di lasciare la casa vuota e inabitata.
Mio padre ha sempre distinto il suo lavoro da quello degli ingegneri.
Secondo lui gli ingegneri conoscono tutte le regole, le mettono in atto e costruiscono opere magnifiche ma non pensano alle persone che ne usufruiranno se non per le loro esigenze pratiche e strutturali.
L’architetto vuole conoscere la storia, vuole sapere le passioni, vuole capire i desideri.
Per questo i 23 Bassi nel loro quaderno ti chiedono cose come: quali sono le tue passioni e i tuoi hobby, la tua idea di relax, o i colori che più ti rappresentano.
Nel progetto della mia casa dei sogni per esempio la cabina armadio potrebbe benissimo essere più grande della stanza da letto (anche se le regole vorrebbero il contrario), sì un po’ questo concetto…
e, in salotto, non dovrebbe mancare una parete arancione per infondere positività e un calda energia.
Oltre a ragionare sul fatto che i serramenti siano da cambiare, un buon architetto ti chiede anche cosa ti piace e non ti piace nelle case degli altri, esattamene come faccio io quando ragiono con te sulle persone il cui stile ti colpisce o meno.
Perché è più facile osservare gli altri con consapevolezza piuttosto che noi stessi.
Gli architetti progettano con te e identificano chi sei, creando il tuo moodboard di suggestioni visive personale.
Progettano appunto.
La casa ti deve durare nel tempo: non puoi fare lavori di ristrutturazione ogni giorno.
L’architetto progetta il tuo stile abitativo sulla tua vita quotidiana e la tua personalità.
Esattamente come il consulente d’immagine progetta il tuo stile di abbigliamento sulla tua vita quotidiana e la tua personalità.
Questo è lo stesso ragionamento che mi ha guidata quando ho chiamato questo servizio “il tuo progetto di stile”.
Mi spiego meglio.
Hai i colori di Grace Kelly: indossa l’azzurro polvere.
Sei a pera: evita le gonne a tubino, specialmente dai colori accesi.
I tuoi occhi sono verdi: truccali di rosa.
Hai tanto seno: evita le maglie a righe.
Tutte le affermazioni che ho scritto sopra sono vere e hanno un fondamento scientifico, quasi matematico, che è importante conoscere.
Una donna dai capelli biondo cenere, con la carnagione rosata e gli occhi chiari, a livello di armonie cromatiche starà, probabilmente, meglio indossando abiti dalle tonalità chiare e satinate come l’azzurro.
Una gonna a tubino metterà in risalto le cosce morbide di una donna il cui fisico somiglia a quello di una pera, facendo sembrare la parte superiore del suo corpo ancora più minuta e le sue forme meno proporzionate.
Il verde è complementare al rosso, i colori complementari stanno sempre bene insieme e si esaltano a vicenda. Quindi un ombretto rosa farà risaltare il colore verde dell’iride.
Il seno ampio crea sul tuo busto una riga orizzontale, se io indosso una maglia a righe orizzontali non farò altro che ingrandire ancora di più la zona.
Però…c’è un però…
E se io somiglio a Grace Kelly mi piace il marrone caldo e indosso spesso questo colore, anche se non mi dona, perché sento che la sua solidità si accorda bene al mio carattere stabile e con i piedi sempre ben piantati per terra?
E se io amo indossare le gonne a tubino anche se ho le cosce morbide, perché mi fanno sentire raffinata e quello che vorrei è solo capire come abbinarle per stare bene ed esaltare la mia femminilità?
E se l’ombretto rosa proprio non fa per me e poi…chi ha tempo per truccarsi?
E se io ho tanto seno ma adoro le maglie a righe orizzontali che mi fanno sentire sempre in vacanza?
Houston abbiamo un problema.
Se tu appartenessi ad una delle tipologie descritte sopra e io mi limitassi a darti uno dei consigli relativi, ti direi sicuramente cose giuste ma tu non le metteresti in pratica facilmente, tu non le vivresti.
Tu non entreresti mai in quella stanza, con tutte le misure al punto giusto, ma che ti sembra asettica e fredda.
E ti ritroveresti a stare sempre in quell’angolino stretto, ma a cui sei abituata, con la sedia dove ci sono quei cuscini etnici che ti ricordano il tuo viaggio di nozze in Africa.
Ti troveresti ad aprire l’armadio e a continuare a dire “non ho nulla da mettere”.
Io però, conoscendoti, studiandoti a fondo e ascoltando il tuo racconto con le mie orecchie e i miei occhi, potrei capire che il marrone ti rappresenta e aiutarti ad indossarlo nella tua vita quotidiana, spiegandoti come abbinarlo con le tonalità chiare e delicate che più ti donano.
Così come l’architetto che colora le diverse stanze a seconda delle emozioni che tu desideri provare quando le popolerai.
Se io fossi un buon consulente d’immagine…
non ti direi di evitare le gonne a tubino ma ti direi come portarle per valorizzare le tue forme e, allo stesso tempo, parlare del tuo stile curato nel fare le cose, anche al lavoro.
Ti direi di scegliere per la gonna un tessuto strutturato e rigido, di optare per calze e scarpe dello stesso colore e per una maglia più chiara che illumini il tuo volto. E non dimenticherei mai di suggerirti di mettere in risalto quegli occhi che parlano così tanto di te, anche quando sei più timida, o di scegliere delle calze con i fiocchi e la riga posteriore per intonarti alle atmosfere dei film anni 50 che guardi alla sera per rilassarti.
E nel medesimo modo ti consiglierei di bilanciare le righe orizzontali, portando la maglia che ami con una collana pop, come le canzoni che preferisci, o con una giacca con bavero che ti fa sentire strutturata in occasione degli appuntamenti con il capo.
O ti insegnerei a truccarti in 5 minuti (come ho fatto in questo post) perché ho capito che sono esattamente quelli che hai prima che, in casa, si sveglino tutti e tu debba iniziare a correre.
Così come, se fossi un buon architetto, prevederei di dedicare, nella nuova stanza dallo stile minimal, uno spazio ad un drappeggio con i colori della savana.
E il drappeggio non sarà in contrasto con le sedie minimal, il loro non sarà un abbinamento imperfetto perché entrambe le cose parleranno di te allo stesso modo di te.
Esattamente come quando metti la giacca in pelle in pendant con la tua parte grintosa, insieme alla gonna plissettata che ti fa sentire romantica.
E quando ti guardi allo specchio vedi proprio te, in tutte le tue sfaccettature.
Compra quello che ti somiglia, abita quello che ti somiglia e progetta la tua felicità nel farlo.
Perché, come dico sempre durante miei corsi o ai clienti che mi chiedono una consulenza , vestirsi è un progetto di felicità quotidiano, il tuo.
Per questo anche nel mio servizio in abbonamento Polly Anna, il senso dei look che preparo e invio è sempre formativo e progettuale.
Ecco, ho, capito che progettare è nel mio DNA e che la passione del mio papà si è radicata più a fondo di quello che pensavo.
Non credo che sarò mai capace di usare squadre e righelli ma posso essere un buon architetto di stile.
E ringrazio il mio papà per avermi insegnato che il lavoro è una questione di passione e avermi trasmesso l’idea che se segui la tua passione puoi andare dove vuoi.
Ti piace l’argomento DESIGN?
Leggi questo post di quando ho progettato lo stile delle due sorelle Martini.
(ps: vatti a guardare anche il profilo Instagram dei 23 Bassi)
Marina dice
Bellissimo Anna quello che scrivi: perchè ormai tutte sappiamo cosa dovremmo o non dovremmo mettere, ma ci mancano i consigli “in più” per poter uscire fuori da questi schemi, per costruire un nostro stile personalissimo!
Anna dice
Grazie Marina, è proprio questo il mio pensiero!
Anna dice
E anzi, a volte le cose che dovremmo metterci non ci rappresentano e allora andiamo in crisi: bisogna capire come mediare le cose e lo si fa solo partendo dalla personalità!