Un’ iniziativa unica a Venezia. Ogni ultimo venerdì del mese Palazzo Mocenigo, sede del centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume di Venezia, propone delle interessanti visite guidate ai suoi vasti depositi, luoghi solitamente riservati agli addetti ai lavori, dove è conservata una ricchissima collezione di abiti, vesti, accessori e tessuti. I giri di visita nella giornata sono due, uno alle ore 11 e l’altro alle ore 14 e durano quasi due ore. La prenotazione, al numero 041 2700370 è necessaria e deve essere effettuata entro il lunedì precedente la visita. Se interessati affrettatevi a prenotare perché il numero massimo di partecipanti è di 15 persone. Il costo della visita a persona è di 12 euro. I gruppi interessati (min. 10, max 15 partecipanti) possono richiedere la visita anche in altre date, escluso lunedì, ma sempre con prenotazione obbligatoria.
Ovviamente non potevo farmi mancare di aproffittare di una opportunità così golosa proprio nella mia città e lo scorso venerdì ho partecipato alla visita guidata delle ore 14.
Dopo aver fatto un numero enorme di scale eccoci nel sottotetto di Palazzo Mocenigo dove sono conservati ,a temperatura costante, abiti, tessuti e accessori; è pieno di enormi armadi dove sono appesi orizzontalmente gli abiti, per non essere rovinati dal loro stesso peso. Restaurati con Crepeline molti conservano parte del colore originale.
Stupendi abiti femminili modello Andrienne, dal nome dell’attrice francese, amica di Voltaire, che nel periodo della rivoluzione francese spopolava sui palchi parigini e, incinta, pur di esibirsi, per non far notare il suo stato interessante, fece elaborare un abito da chiudere dietro al collo e estendibile sui fianchi che divenne così popolare e diffuso da essere da allora conosciuto a tutti proprio con il suo nome.
Enormi panieri a nascondere i fianchi e strizzati in vita, calze in seta con fini ricami sulla caviglia, che si potevano rimirare una volta sollevata appena la gonna,scarpe minuscole (erano ben più bassi e piccoli di noi) con tacco a rocchetto in cui non c’era distinzione tra la destra e la sinistra. Altissimi calcagnini, zeppe totali che farebbero invidia a Lady Gaga, indossando i quali la donna si potesse sentire inarrivabile, eterea e al tempo stesso “in mostra”, o forse più semplicemente un espediente per ovviare all’acqua alta che da sempre colpisce Venezia.
E se la donna molto badava al suo aspetto e poteva vantare abiti di foggia e fattura ineccepibile, ovviamente restando nei ranghi dei possessori di un certo tenore economico, non meno vanitoso e attento alla moda era l’uomo. Non a caso tutti i sarti del periodo erano uomini e questo tipo di lavoro era precluso alla mano femminile.
I tessuti erano leggeri e compositi: obbligatorie erano marsina, sottomarsina e braghe, tutti accomunati dal “fil rouge” dello stesso ricamo elaborato sulle parti visibili, bottoniera e mostra, (dietro alla schiena veniva utilizzato addirittura un tessuto diverso e più povero ma tanto c’era la giacca e nessuno lo avrebbe visto) perché quello che contava era mostrare la propria ricchezza e opulenza.
Con il passare degli anni la marsina diventerà sempre più corta ma rimasero elaborati i ricami e le tecniche con capi tinti in filo al telaio a guisa chinè à la branche.
Venezia si dibatteva con la Francia il primato sui tessuti e sui ricami; solo il colore nero non riusciva bene per via dell’acqua salata che tendeva a stingere velocemente l’intesità del colore.
Stupende anche le collezioni Cini, con unici paramenti di Chiesa, e la collezione Grassi donate a Palazzo Mocenigo negli anni.
Ultima sezione/stanza quella dedicata agli abiti moderni di Giuliana Camerino, scomparsa da pochi anni, e donazioni di donne di stile sui quali si spera potrà essere sviluppata una mostra.
Affrettatevi quindi a prenotare. Ne vale davvero la pena e non è sicuro fino a quando sarà disponibile questo servizio che auspico però possa diventare stabile.
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