Cosa ne pensi delle ballerine?
Le metti o, anche se le desideri, temi che possano fare troppo effetto “paperina”?
Quante volte hai sentito o letto frasi come: “gli uomini non sopportano le donne in ballerine”, “le ballerine uccidono il desiderio”.
Voglio dirti una cosa: tutto sta nel modo in cui combiniamo ogni capo d’abbigliamento e se l’abbinamento che abbiamo creato si intona a noi oppure no.
E poi quando ad ragazzo piaci tu, gli piacerà anche quello che indossi, se ti somiglia e ti fa sentire a tuo agio!
Non farti influenzare dai “falsi miti” della moda! Tutto dipende da come interpreti tu le tue scelte di stile.
Usa il tuo pensiero e la tua creatività per farti accompagnare ogni giorno da capi che ti fanno sorridere quando li indossi.
Agevolo, quindi, diapositiva di smentita riguardo all’affermazione: “le ballerine non sono sexy o eleganti”:
L’hai riconosciuta?
Si tratta della stupenda Brigitte Bardot a cui si deve proprio la diffusione di un capo particolare che l’attrice amava molto:
LE BALLERINE!
Nessuno infatti, prima di BB, aveva portato le scarpe per la danza fuori dalle scuole di balletto o dai grandi teatri dell’Opera.
Come nascono le ballerine?
Si deve tutto all’azienda Repetto che si occupava proprio di scarpe da danza.
(curiosità il logo della Repetto fu realizzato da Leonor Fini, la stessa artista che disegnò la boccetta del mitico profumo di Elsa Schiaparelli ricalcando le forme dell’attrice di Mae West – ti racconto questa storia nelle “Ragazze Rivoluzionarie della Moda” e te ne parlo approfonditamente in questo corso).
Rose Repetto, madre del ballerino di danza classica e coreografo francese Roland Petite, cercò di soddisfare la richiesta del figlio di danzare con scarpe più pratiche e costruì per lui delle calzature con particolari rinforzi, una suola piatta e un ampio scollo sul dorso del piede.
Questa idea piacque molto nel mondo del balletto e la maison divenne così popolare da aprire un suo laboratorio, proprio accanto all’Opera di Parigi.
Ecco la sua campagna pubblicitaria dei primi anni ’50: “indossando un paio di Repetto, sul palco, avrai le ali ai piedi!”
Come faceva Brigitte Bardot a conoscere questo marchio?
Semplice! Prima di diventare attrice aveva fatto anche la ballerina e aveva potuto sperimentare in prima persona la comodità delle “ballerine” Repetto.
Così Brigitte decise di chiedere a Madame Repetto di produrre per lei un paio di scarpe da giorno, eleganti ma semplici allo stesso tempo e con cui poter recitare e camminare agevolmente.
Le preferite dall’attrice erano delle ballerine rosse che BB indossò anche nel film “et Dieu…creà la femme” del 1956, diretta dal marito Roger Vadim.
Queste ballerine vennero chiamate “Cendrillon” e cioè Cenerentola: le calzature perfette per intonarsi alla fiaba di Brigitte.
Una donna apparentemente ingenua ed infantile ma che ha sempre ben chiari i suoi obiettivi e non perde mai la sua sensualità.
Le ballerine stanno bene con tutto e ti fanno sempre sentire lieve, raffinata e sognante.
Brigitte Bardot lo aveva capito benissimo e abbinava questo tipo di calzature ad ogni sua mise.
Con i pantaloni,
la gonna.
E i vestitini.
Anche in versione total-black.
Un’altra grande fan delle ballerine era Audrey Hepburn che amava queste calzature perché l’attrice era convinta di avere i piedi troppo lunghi (eh sì siamo tutte uguali noi donne: con poca clemenza verso noi stesse) e le ballerine le consentivano di avere un piedino “meno ingombrante” ai suoi occhi.
Un paio di scarpe ideali per intonarsi allo stile chic e pulito di Audrey e capaci di conferire una nota unica ai suoi outfit nella vita quotidiana,
ma anche sul set.
Adattandosi ad ogni look sfoggiato dall’attrice.
Dal più sbarazzino,
al più bon-ton.
Che ne dici di questo completo minimal in cui l’unica decorazione era destinata proprio alle ballerine?
Fu disegnato per Audrey da Edith Head, la grandissima costumista che vinse ben 8 Oscar e che è tra le mie “Ragazze Rivoluzionarie della Moda“.
Ed ecco il modello di ballerine che Salvatore Ferragamo realizzò per l’attrice: comode (con un po’ di tacchetto), pratiche e pronte per condurla dove lei avrebbe desiderato.
Ti è venuta voglia di mettere le ballerine?
Ispirati alle star!
Vai di minigonna riprendendo lo stile di Twiggy, la donna che divenne portabandiera e volto di questo capo di abbigliamento, lei che passò da shampista a modella conosciuta in tutto il mondo grazie a Mary Quant (ti racconto tutta la storia in questo corso).
Oppure indossa le ballerine in un outfit super raffinato come faceva Jacqueline Kennedy che adorava le scarpe basse perché le riteneva le calzature più eleganti in assoluto.
O ancora ispirati a Lady Diana, donna sempre attiva e in grado di portare le ballerine con fiera originalità
Seguita a ruota dalla nuora Meghan Markle che ha una vera passione per le “flat shoes”.
Come abbinare le ballerine?
A questo punto scommetto che stai pensando: “in Primavera e in Estate” è più facile!
È vero e lo sapeva anche Grace Kelly!
Una bella blusa marinier e l’effetto sarà davvero delizioso, come insegna Brigitte Bardot.
Magari proprio con le ballerine rosse da Cenerentola.
Righe e ballerine: un binomio che funziona anche in versione gonna.
Per un look dal sapore francese.
Da portare pure in ufficio.
E poi, anche cambiando fantasia, nella stagione più calda, ti basterà ispirarti a Audrey Hepburn e il gioco sarà fatto.
Ma in Autunno/ Inverno?
Semplice!
Basterà optare per abbinamenti più pesanti; per esempio combinando le ballerine con una bella giacca in pelle da mettere con la felpa e i jeans.
O da portare con il vestitino.
E preferendo, magari, un modello di ballerine in un materiale più caldo, come il velluto.
Una combinazione adatta anche all’ ufficio!
O ancora, abbinando queste scarpe a calze pesanti per un effetto davvero ricercato, anche in versione coloratissima.
(PollyAnna è pronta a darti ancora tanti consigli sul tema nella puntata che arriverà domenica e che avrà come protagoniste proprio le “ballerine invernali, inoltre trovi i numeri della rivista che sono già usciti nell’edicola qui)
Non osi le ballerine perché pensi di essere “troppo” piccolina?
Innanzitutto questa è la tua percezione ma non è detto che sia la realtà o, meglio, che si tratti di qualcosa di davvero importante.
Tu sei “diversamente alta”, proprio come Audrey Hepburn aveva i piedi lunghi e affusolati.
Tutti abbiamo delle caratteristiche peculiari che ci rendono chi siamo, ci rendono unici.
Diamoci valore invece di pensare come “nasconderci”.
Detto questo usare calze e scarpe dello stesso colore sarà un trucchetto per rendere le tue gambe (e le tue caviglie) più slanciate e, quindi, farti sembrare “otticamente” più alta.
(lo stesso “segreto” vale anche per la combinazione “scarpe color pelle e gambe nude”).
Le ballerine in casa!
È vero, il tacco estremamente flat non è l’ideale per la schiena se stai in piedi una giornata intera ma le ballerine saranno tue amiche alla scrivania: sarà come sentirsi in pantofole.
Mettile al lavoro e, perché no, anche in casa!
Eh già: questo è tempo di smartworking e, lavorando da casa, spesso ti viene voglia di stare in ciabatte, vero?
Tanto, anche in caso di videochiamata improvvisa, quella che si vede è sempre la parte alta del corpo.
Come insegno durante i miei corsi aziendali, però, gli abiti che indossiamo ci fanno percepire in modo diverso le nostre parole e ci aiutano a sentirci più credibili.
Questo non vuol dire dover per forza usare dei capi formali quando il nostro spazio di lavoro diventano le mura domestiche ma, te lo posso assicurare, se parlerai al tuo capo o al tuo cliente indossando le ciabatte, dentro di te, ti sentirai sicuramente meno autorevole.
E poi infilare le ballerine alla mattina, prima di metterti davanti al computer (anche senza uscire di casa), sarà un modo per sancire il passaggio “di ruolo” e delimitare le azioni professionali da quelle private (così da evitare la magmatica confusione tra “i panni da stendere” e “i report da inviare”, che spesso si crea con lo smartworking).
Ti ho convinta?
I love “ballerine” Made in Italy!
Come sai sono una grande fan del Made in Italy. Ho, quindi, deciso di presentarti una donna che fa scarpe con cura in Italia e che ha iniziato la sua storia d’amore con l’artigianato proprio grazie ad un paio di ballerine, chiamate non a caso Sabrina!
“Perché una ballerina è per sempre”!
Alice di “La Scarpetta di Venere“.
Ecco l’intervista che le ho fatto.
AT: Raccontaci qualcosa della Scarpetta di Venere: è una storia di famiglia vero? Come nasce questo nome così particolare?
“Ho creato la Scarpetta di Venere per non perdere le tracce delle mie radici” E’ quello che dico sempre come prima cosa!
La Scarpetta di Venere è un marchio di scarpe artigianali per donna e uomo, ma prima di tutto è una famiglia che non ha mai smesso di credere in un sogno
Potrebbe essere la classica storia marchigiana, un’azienda di famiglia che produce calzature, il periodo d’oro che fa decollare gli affari, la crisi che poi spezza i sogni, rende tutto più difficile, ma forse ci apre gli occhi davanti ad un modello produttivo insostenibile. Io e mio fratello Gianluca abbiamo scelto di fare la differenza, non rinunciare alla fabbrica in cui siamo cresciuti e dentro le cui pareti abbiamo visto i nostri genitori investire soldi ed energie.
Io sono Alice, oggi mamma di due bimbi, una laurea in Economia e Commercio conseguita a Bologna, dove inizialmente pensavo di stabilirmi. Poi il richiamo della terra, la mia terra, si è fatto più insistente e l’idea di investire in questa mia managerialità, unita alla vena creativa, ha assunto sempre di più contorni concreti, abbandonando le vesti dell’immaginazione.
Io e Gianluca abbiamo deciso di sfidare la crisi, guardandola negli occhi, scorgendone opportunità, senza paura e cominciando a riprenderci la nostra storia. La prima scarpetta, la “Sabrina”, nasce con la mia tesi di laurea: da lì passo dopo passo, anzi scarpa dopo scarpa, prende forma la nostra idea.
Gianluca realizza i progetti che io immagino e disegno, racchiude il sapere artigianale tra le sue mani e nella sua testa. Le scarpe sono interamente fatte a mano, secondo un metodo tradizionale e con un’infinita passione.
L’ambizione era e rimane molto alta: recuperare la tradizione artigiana e realizzare scarpe capaci di rispecchiare un nuovo modo di intendere la persona, in particolar modo la femminilità. Perché ogni donna è alla ricerca di un modo per raccontarsi a sé stessa e al mondo: autentica, sfaccettata, imperfetta e proprio per questo unica, un po’ come un prodotto artigianale.
Prima che realizzassimo tutto, avevo già il nome di quello che sarebbe stata la nostra creatura: “La scarpetta di Venere”. Tutto nasce dal mio amore per la Natura, per la terra, per i Fiori e le Piante, non potevo che prendere in prestito da questo mondo il nome del marchio.
È così che è nato il marchio “La Scarpetta di Venere”, che prende il nome da un’orchidea, il Cypripedium calceolus. Il nome generico deriva dal greco ‘Kýpris’ (Afrodite, la dea di Cipro) e ‘pédilon’ (sandalo), da cui i nomi italiani, per la forma del labello, simile ad una pantofola. È endemica dell’appennino centrale, rara da trovare. Questa rarità mi ha ispirata, quello che volevo creare era una scarpa bella come un fiore ma rara, quasi unica.
AT: Come funziona il processo creativo? Come nasce ogni collezione, da un’ispirazione estetica o da un’esigenza pratica?
Il processo creativo è veloce e viene spontaneamente quando meno me lo aspetto.
In tanti mi chiedono: “ma come fai a crearle?” Rimango sempre spiazzata, perché creare, immaginare dal niente è quello che mi viene più facile, è quella fase di tutto il mio lavoro che mi fa sentire ogni volta le farfalle nello stomaco! Mi basta avere un’idea in testa, un pellame davanti ai miei occhi e già nella mia mente prende forma e dimensione la scarpa che voglio realizzare.
Può essere sia un’ ispirazione sia un’esigenza di disegnare una nuova collezione, non ho una regola.
Una esigenza a cui mi piace sempre rispondere è quello di creare qualcosa di particolare, non scontato: nelle mie collezioni non ci sono classiche décolleté, ma modelli caratterizzati da un taglio o da un cinturino.
AT: Quanto è importante rispettare la praticità della calzata e la comodità del cliente per voi?
Praticità e comodità sono aspetti molto importanti. Ho sempre avuto in testa l’idea di fare delle scarpe comode e versatili, ho ostinatamente portato avanti il concetto della scarpa adattabile ai vari stili: a quello da lavoro, durante il giorno, al tempo libero, per un aperitivo, così come quello più formale per un evento.
I primi anni di attività riuscivo a stare in negozio quotidianamente e questo mi rendeva partecipe delle problematiche, ma anche delle esigenze delle mie clienti. Questo aspetto è stato fondamentale, lo conservo con cura quando creo, oggi non è sempre possibile essere in contatto diretto con le mie clienti. Debbo, però, dire che tramite gli strumenti digitali la connessione con le clienti è sempre forte e continua.
Come per esempio attraverso il nostro account Instagram.
AT Cosa significa “fare scarpe” per te/voi?
Fare scarpe per me e mio fratello è come buttare giù la pasta quando bolle. Tutti i giorni, vivere la fabbrica, sentire i tuoi genitori che parlano di cuciture, guardoli e cuoio; hai presente quando cresci, non senti e non vedi altro? Dico sempre che “fare le scarpe” lo abbiamo nel sangue e se qualcuno leggesse il nostro DNA vedrebbe lì attaccato alla sequenza ad elica “pellame” o “assemblaggio di una suola”.
E’ radicato nelle nostre origini, nella tradizione di famiglia, rappresenta tutto il bello e il brutto della vita dei nostri genitori e anche della nostra, almeno fino ad ora.
La possibilità di portare avanti quello che loro ci hanno lasciato è un bene prezioso che non vogliamo abbandonare, per non far svanire questa arte e questo mestiere.
AT: Quanto conta il colore per la Scarpetta di Venere? Una vostra cifra stilistica è proprio quella di giocare con gli abbinamenti (cosa che amo molto).
Il colore per la Scarpetta di Venere è caratterizzante.
Gli abbinamenti di colore sono la mia forza, adoro accostare pellami tinta unita a stampe o texture diverse. Credo che sia uno dei valori di unicità del nostro brand!
AT: Svelami la tua scarpa preferita! Una scarpa della storia della moda e una scarpa della vostra collezione:
Ritornando alla mia infanzia, ho ancora bene in mente due quadri che erano appesi nella parete dell’ufficio, dove spesso giocavo o facevo i compiti. In quei quadri c’era un collage di scarpe-modello storiche e iconiche, dal sandalo preistorico all’infradito egizio, alla scarpa di Salvatore Ferragamo, ai Go-Go Boots.
Mi fermavo spesso a guardarle e fissando quelle più particolari pensavo: “certo che ne hanno pensate di idee strane pur di inventarsi una scarpa nuova”!
Ecco per me fare scarpe non vuol dire rivoluzionare la funzione di una scarpa, ma esaltarla: renderla comoda, pratica, particolare, unica, versatile, di carattere.
I modelli a cui mi sono maggiormente ispirata sono le scarpe anni ‘20, l’Art Noveu è stata la mia ispirazione , si vede anche dal carattere del mio logo.
I cinturini tipici delle Charleston, le t-bar delle scarpe da ballo, sono delle caratteristiche delle mie scarpette.
Innamorata dello stile di quegli anni, ovviamente di Coco Chanel, la prima scarpa che ho “immaginato”, poi disegnata s’intende, è la “Sabrina”: una ballerina dalle linee femminili che nonostante il cinturino alla caviglia sa valorizzare il piede, declinandosi vintage e romantica.
AT: E l’ultima collezione a che tema l’avete dedicata?
Assorbo tutti gli stimoli, poi il mio cervello ne seleziona solo alcuni quelli dove la varietà, l’originalità si manifestano senza sforzo, e la natura ritorna a presentarsi La nuova collezione “I Paesi del nord” va a ricercare l’unicità di ogni cristallo di ghiaccio che si trasforma in un ricamo antico sopra un guanto caldo di lana mentre si osserva un prato e un lago ghiacciato o un fiordo in primavera. Ma oramai siamo in 4 e due componenti della famiglia mi ricordano lo stupore per ogni cosa; come non esser quindi cristallizzati dalla magia di Frozen?
Nei “Paesi del nord” alcuni miei modelli si sono trasformati, arricchiti di ricami sempre diversi fra loro come cristalli di ghiaccio e intrecciati alle mie radici mediterranee, rappresentate in questo caso da immagini stilizzate del finocchio selvatico. Ecco che la “Mandorla” diventa “Elsa” e la “Sabrina” veste da “Ingrid” abbellendosi con una corona floreale.
Ti è piaciuta la storia della Scarpetta di Venere?
E il racconto di Alice, tra famiglia e femminilità?
Se ti sei innamorata delle sue scarpe, come lo sono io, e ti piacerebbe acquistarle scrivile che sei una mia lettrice #fiorita: ti farà un omaggio floreale!
Hai trovato interessante questo excursus sulle ballerine?
E ti piacerebbe avere dei suggerimenti su come trovare e abbinare le ballerine in questo periodo dell’anno?
La Pollyletter che arriverà domenica alle meravigliose abbonate parlerà proprio di scarpe basse!
E ci saranno anche le meravigliose ballerine create da Alice in anteprima per te!
Abbonati da qui e potrai ricevere il prossimo numero di PollyAnna anche tu!
Ti aspetto con tutti i miei suggerimenti e gli accostamenti cromatici particolari per accompagnarti e guidarti nelle tue scelte di stile (e shopping) quotidiane.
Rimani più tipa da tacchi? Leggi qui.
(e se ti appassiona la storia della moda dai un’occhiata a questo corso).
Qualsiasi siano le scarpe che più si intonano a te e alla tua personalità, indossale con fierezza!
Ti permetteranno di camminare a passo deciso sulla strada della tua felicità!
Che è quello che ti meriti!
Che è quello che ti auguro!
Un abbraccio!
[…] per essere abbinata in maniera impeccabile. Per abbinarle come si deve vi consiglio di leggere l’articolo di Anna Turcato, image consultant e style strategist, dedicato a questo argomento: ne ha parlato di recente […]