Oggi vi voglio raccontare una storia italiana. Una storia di cui il sistema moda in Italia dovrebbe andare fiero.
La storia di Rossimoda. Un ottimo esempio di come il Made in Italy possa ammantarsi di un respiro internazionale proprio grazie alla sua unicità e artigianalità. E in tempi di crisi, in cui tutti corrono a produrre all’estero, la dimostrazione perfetta di come la qualità della sua tradizione possa ancora salvare il fashion in Italia.
Il veneziano da sempre è un territorio principe nella manifattura del calzaturiero e Rossimoda ne è uno tra i rappresentanti per eccellenza.
Di recente sono stata loro ospite proprio alla scoperta di quel magico, ed è proprio il caso di usare questo aggettivo secondo me, processo creativo che porta calzature fantastiche da questa fabbrica del Veneto fino alle passerelle e ai giornali di tutto il mondo, nonché ai piedi di star e donne favolose.
Importantissimi sono i brand per cui Rossimoda crea calzature: Kenzo, Celine Paris, Givenchy, Marc By Marc Jacobs, Pucci, Donna Karan, Loewe.
La competenza nella tradizione e la passione per l’eleganza si respirano in ogni passagio dello stupendo video che mi viene mostrato come una sorta di biglietto da visita, non appena entrata, con la splendida colonna sonora di Ludovico Einaudi a fare da sottofondo alle immagini di tutte le fasi che portano alla genesi di una calzatura, fasi che mi verranno poi illustrate e spiegate in un tour esclusivo nel cuore produttivo dell’azienda.
Tutto parte dal disegno dello stilista che si fa materia e diventa prima modello e poi prototipo. Il valore aggiunto dell’esperienza passa anche per la capacità di mediare tra l’estro dello stilista e gli aspetti tecnici di solidità, confort e calzata della scarpa. Ci vogliono 4 mesi per lo sviluppo della collezione e la sua realizzazione, sempre in costante equilibrio tra le tentazioni del fashion e le regole pratiche dell’adattamento tecnico.
152 sono le operazioni su una sola scarpa. Ogni modello è un mondo a sé, il cambio stesso del pellame comporta una diversa vestibilità e differenti prove di nuance colore, per essere il più possibili vicini all’idea di stile originale ma allo stesso tempo creare un articolo portabile e commerciabile.
Prova finale di ogni prototipo quella con una modella il cui piede sia un perfetto 37 che, passeggiando su una passerella, testa l’effettiva comodità della scarpa che, certo è un elemento di stile all’interno di un outfit e può contenere in sé le ispirazioni più fantasiose, ma ci deve permettere di camminare e deve sostenere il nostro corpo, spesso per molte ore.
Il completo controllo di tutte le fasi del processo produttivo, consente all’azienda la massima riservatezza, dote indispensabile nel gestire i rapporti con le case di moda.
Ogni marchio ha le sue peculiarità e proprio per marchi sono divise le isole in sede di produzione. Elemento fondamentale per Rossimoda è lavorare rispettando l’universo di ogni maison.
I macchinari utilizzati sono tanti e sofisticati ma questo è ancora un lavoro in cui, senza le mani esperte dell’ uomo a comandare le macchine, il risultato non arriverebbe a tanta eccellenza, creando anche una spinta occupazionale e specialistica non da poco. Come nel caso dell’orlatura: un momento della lavorazione che richiede un’estrema precisione. La parte superiore e la fodera della futura calzatura vanno assemblate per formare la tomaia; su punta e tallone vanno applicati dei rinforzi, indispensabili alla buona tenuta della calzatura.
500.000 paia le calzature realizzate ogni anno con oltre 500 tipi di materiali e colori.
A completare la mia scoperta del mondo Rossimoda non poteva mancare una visita al Museo della Calzatura a Villa Foscarini Rossi , poco distante dall’azienda.
Una location stupenda, perfetta anche per un ricevimento di nozze e che invito decisamente a visitare, ospita una collezione da togliere il fiato non solo per chi, come me, ha una passione sfrenata per le scarpe.
1500 i modelli raccolti a raccontare la collaborazione di Rossimoda con i più grandi stilisti del panorama mondiale della moda. Anne Klein, Marc Jacobs, Emilio Pucci, Fendi, Ungaro, Givenchy, Yves Saint Laurent e soprattutto Christian Dior che grazie alla collaborazione con Roger Vivier, il “Fabergé” delle calzature, lanciò i tacchi a spillo (scarpe fatte per essere ammirate e non per camminarci) e permise alla Rossimoda di assurgere all’olimpo della “haute couture”.
Interessante la piccola ma preziosa collezione di scarpe antiche del XVIII e XIX secolo; compresi un paio di calcagnini, i primi tacchi alti indossati dalle donne veneziane un po’ per mettersi in mostra e un po’ per ripararsi dall’acqua alta di cui vi avevo già parlato qui.
Accanto alla mostra di calzature, è collocata la raccolta d’arte moderna e contemporanea di Luigino Rossi, caratterizzata dal “soggetto scarpa” reinterpretato da artisti di calibro internazionale.
Sono davvero felice quando vedo i livelli di eccellenza a cui può arrivare il fare italiano e ringrazio Rossimoda per avermelo ricordato.<!–[if
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