Io non sono nata a Venezia, a Venezia mi ci sono trasferita da 6 anni.
Venezia è un luogo dalla bellezza commovente, la storia affascinante e un paesaggio che ti entra nel cuore e nelle vene.
Venezia è una città magica, quella in cui volgi lo sguardo e tutto è meraviglia e malinconia intorno a te.
A Venezia c’è un linguaggio unico che consente agli autoctoni di riconoscersi e di preservarsi dai turisti che affollano la città.
“Domani vado in terraferma”: per indicare tutto il mondo oltre il ponte della Libertà.
“Sono stanca oggi, Paola” “Io acqua, Sara” (per dire anche io).
“Ciò capo, quanto costa lo spritz?” “Per te 2 euro e 50”.
A Venezia è il posto dove c’è un ponte che tutti chiamano “il ponte dei giocattoli” non perché sia il suo nome ma perché una volta lì, su quel ponte, c’era uno storico negozio di giocattoli.
Mi sono sentita per molto tempo un po’ straniera a Venezia ma questa condizione mi ha dato la possibilità di osservare con attenzione il mondo intorno a me.
A Venezia è tutto più lento, come se l’intera città seguisse il movimento molleggiato delle onde che la sostengono. Non a caso il reggae è una delle musiche che i veneziani amano di più.
Venezia è un luogo sia apertissimo che chiusissimo. Da una parte gode del via vai nelle calli portatore di benessere e vita, dall’altra diffida di chi arriva, poco sta, rispetta ancora meno e porta via con sé un pezzo della città.
Venezia dà indicazioni sommarie e precisissime allo stesso tempo, e se chiedi ad un veneziano dove andare la tua direzione sarà sempre “di là”.
Come mai mi sono trasferita a Venezia?
Non avrei mai pensato di finire a vivere a Venezia, io che, al momento di scegliere l’Università, avevo scartato lingue orientali, che pure mi piaceva molto, perché non sopportavo l’idea di recarmi ogni giorno in laguna.
Il primo motivo per cui sono venuta a Venezia è che quello che sarebbe diventato il mio futuro marito viveva già qui.
Per il primo anno del nostro fidanzamento, quando ancora io lavoravo come buyer in azienda, quasi ogni venerdì sera prendevo il treno delle 21:04, pronta per iniziare il mio week-end veneziano.
Lui sarebbe anche stato disposto a trasferirsi ma nel momento in cui, come ti racconto qui, ho fatto un grave incidente e ho deciso che avrei lasciato il “posto fisso” per mettermi alla prova in una nuova avventura professionale che mi corrispondesse al 100%, pensare di cambiare ambiente è stato naturale.
Avevo bisogno di un posto con la bellezza a portata di sguardo, desideravo un nuovo panorama, nuove abitudini e la possibilità di andare piano e lenta per tutto il tempo necessario a ricostruirmi.
E così dal convivere nei week-end siamo passati a convivere stabilmente con il mare fuori dalla porta, con l’idea che fosse una soluzione temporanea.
È scomodo vivere a Venezia?
Questa è una delle domande che mi viene rivolta più spesso.
“Venezia è bella, ma non ci vivrei” dicono in molti.
A Venezia c’è un tipo ben preciso di scomodità:
1) a Venezia ti muovi a piedi
o in battello. Così è nato il tag #laragazzadelbattello, in cui racconto le mie avventure sul mezzo di trasporto obbligato dei veneziani ( e i gondolieri mi fanno photobombing);
2) a Venezia vivi nelle strade insieme ai turisti, da dribblare con passo deciso per raggiungere velocemente la tua meta;
3) da Venezia prendi i mezzi anche per andare fuori città, però poi la vista dal battello o dal ferry-boat è questa:
Io sono nata in “terraferma” e a volte scalpito e reclamo a gran voce la comodità della macchina.
In questi anni mi sono molto lamentata e mi sono sentita fiera di essere riuscita a girare tutta l’Italia per lavoro e con i miei corsi (leggi qui quando e dove saranno prossimi o iscriviti alla lista d’attesa), senza farmi vincolare dalla mia nuova condizione di isolana.
Non sono però più così sicura che sia più comodo stare chiusa in macchina nel traffico senza poter leggere, scrivere o semplicemente permettersi di perdere l’attenzione e guardarsi intorno.
E poi siccome il mio lavoro di consulente d’immagine si svolge per molta parte a distanza con clienti che incontro via Skype, che mi condividono le foto del loro guardaroba in cartelle comuni o semplicemente via What’sApp, che assisto allo shopping attraverso moodboard visuali e per cui preparo il documento con il racconto e la strategia di stile che invio via mail, ammettiamolo: potrei vivere davvero ovunque e quindi tanto vale alzare gli occhi dal computer la sera e vedere questo:
Cosa mi ha insegnato Venezia?
Muovere le gambe muove anche i pensieri, camminando camminando il cervello si svuota e la testa, a sorpresa, diventa creativa.
Non c’è nulla che un bicchiere di spritz in compagnia non possa guarire.
La bellezza non finisce mai e sta nei dettagli.
È necessario imparare a non guardare solo davanti al proprio naso e magari alzare gli occhi verso il cielo
per mettersi nella condizione di scovare i piccoli messaggi.
Perdersi è bello: a Venezia non fai mai la stessa strada due volte ed ad un certo punto ti trovi lì sola, dove non passa nessun turista e sei tu e un antico splendore.
Contaminarsi è bello: mi affascina sempre passeggiare tra le calli, stare seduta in vaporetto, e sentire le lingue mescolarsi e un’esclamazione francese abbinarsi ad una risata cinese.
A Venezia scopri che, a volte, è la strada più scomoda e stretta quella che ti condurrà verso la tua felicità.
Vivere a Venezia ti spiega che persino al bello è possibile abituarsi, e per questo è necessario continuare a mantenere gli occhi aperti e lo spirito pronto per meravigliarci di quello che abbiamo intorno a noi, dai tramonti più suggestivi
ai piccioni che si gonfiano per il freddo.
Più di tutto però Venezia mi ha insegnato ad avere pazienza e a godere di ogni attimo della mia libertà.
Cosa mi ha stupita di Venezia
A Venezia ho riscoperto la magia della storia e delle tradizioni che si sentono fortissime in città:
– il dolce del giorno di San Martino, l’11 Novembre, e i bambini che entrano nei negozi a chiedere i soldini per il santo che ha regalato il mantello e i vestiti ai più poveri;
– il bocciolo di rosa da regalare all’amata il giorno di San Marco, il 25 Aprile;
– la festa delle Marie nei giorni del Carnevale che si ispira ad un evento antico e che contribuì alla nascita della parola marionetta quando le belle Marie, riccamente addobbate dai monili, furono sostituite da figure in legno scolpite;
– i fuochi d’artificio della festa del Redentore la terza domenica di Luglio e il ponte di barche per raggiungere la chiesa;
– i miracoli della Madonna nera della Salute che salvò Venezia dalla peste nel 1631 e che si celebrano ogni 21 Novembre.
Così, se sai dove guardare, puoi scovare, nascosti tra i sentieri e i sestieri, la colonna che è impossibile da girare in tondo in Piazza San Marco,
il “Mascaron” che serviva a spaventare il diavolo così che non andasse dentro al campanile e suonasse le campane, spaventando la gente,
l’effigie dei due principi d’Oriente che volevano fare un attentato al doge ma che si pietrificarono prima di poter mettere piede a Palazzo Ducale,
il bassorilievo della vecchietta che salvò la Serenissima nel 1311 facendo involontariamente cadere un mortaio dalla finestra sulla testa del capo dell’insurrezione,
la bocca delle denunce pubbliche,
la storia degli artigiani bresciani ricoperti da una montagna d’oro, dopo aver realizzato il meccanismo dell’Astrolabio della torre dell’orologio, e a cui furono cavati gli occhi perché non potessero replicare la bellezza del progetto.
Cosa mi piace davvero di Venezia
Venezia è una città in cui negozi stupendi fanno capolino tra le calli più nascoste e meno battute e dove capita di trovare una gondola dentro ad una libreria.
Venezia è il posto in cui volti l’angolo, giri in una calletta e trovi questo:
A Venezia ho capito davvero cosa sia l’artigianato di qualità.
In questa città cosmopolita che si contamina per arricchire le sue sfumature e la sua originalità sono stata affascinata dai copricapo di Giuliana Longo, una delle più longeve modiste della città, il suo negozio è un luogo magico dove “giocare alle signore”, come dice la proprietaria, e provare i fascinator che lei stessa crea o i cappelli Panama che ogni anno va personalmente a selezionare e ad acquistare in Ecuador dal 1980.
Mi ha conquistata la sapienza del fare di persone come Giorgia, la cui storia ti ho raccontato qui, che ad ogni scarpa dona un nome e un racconto che si abbina a quello di chi, con le sue calzature, camminerà a passi veloci verso la sua meta.
Mi ha avvolta il calore di posti nascosti che si svelano accoglienti e delicati come “La casa di Loto” e dove abiti e morbidi maglioni di lana sono ordinati per tonalità a creare una magia cromatica.
Mi ha ispirata la creatività di persone come Alessandra, Miriam che, come ti racconto qui, hanno portato la bellezza Altrove,
e di Stefania, che ti ho presentato in questo post, capace di fare magie come con la carta proveniente da luoghi lontani.
Donne sensibili e intelligenti che hanno deciso di trasferirsi a Venezia e si sono messe in gioco creando un mestiere su misura per loro. E attraverso materiali diversi danno vita, ogni giorno, al loro cambiamento e si adattano perfettamente ad una città multiforme e con l’orizzonte sempre aperto.
Mi ha conquistata la storia di materiali unici come le perle veneziane, che per secoli hanno fatto il giro del mondo. Perle preziose ma anche piccole conterie, nate come materiale di scarto, che dalle mani delle impiraresse, sedute fuori dalle porte delle loro case ad infilare e infilare (impirare), diventano preziose e giungevano in tutta Europa, e poi arrivavano fino all’Oriente, all’Africa, all’India e anche in America.
Lo sapevi con che moneta gli olandesi hanno acquistato l’isola di Manhattan dagli indiani d’America? Proprio con un sacchetto di preziose conterie veneziane.
Le conterie veneziane assomigliano davvero a Venezia: sono antiche, necessitano un lavoro preciso e attento ma sono pronte a rinnovarsi e ad abbracciare la modernità, permettendo a mani esperte di realizzare meraviglie come quelle che crea Marisa, di cui ti ho parlato in questo articolo.
Mi sono innamorata delle artigiane veneziane, donne dalla tempra decisa e il cuore grande, e mi piace moltissimo collaborare con loro per far creare capi o accessori su misura per i miei clienti, selezionando il materiale, la forma e il colore che più si intonano alle persone che si sono rivolte a me per raccontarsi e spiegare la propria unicità con stile e immagine.
Io non so se rimarrò a vivere per sempre a Venezia ma, finché ci sono, mi piace l’idea di far conoscere anche a te quella che ormai considero la mia città e di accompagnarti nella scoperta di tutto quello che mi appassiona e mi ha fatto restare finora.
Per questo motivo c’è Made in Venice Tour: trovi in questa pagina le date già fissate o come fare se siete un gruppo di amici e volete venire a conoscere la mia Venezia della moda.
Io e Venezia ti aspettiamo! Sarà bellissimo consigliarti sui capi e gli accessori più adatti per raccontare la tua bellezza e la tua personalità!
(tutte le foto di Venezia sono state scattate da Massimiliano Zane)
Laura dice
Questo post è stupendo Anna!
Anna dice
Ti aspetto a Venezia?
40 Spesi Bene (@40_Spesi_Bene) dice
E’ sempre un piacere leggerti! Ah (sospiro per Venezia).
Veronica.
Anna dice
Ti aspetto a Venezia?
Mariagiuliana dice
Cara Anna
In questi giorni sono stata molto combattuta rispetto alla scelta, fatta 15 mesi fa, nel lasciare Torino e trasferirmi in Val Susa in un piccolo paese che si chiama Condove. Ho a lungo cavillato di tornare indietro…l’appartamento dove abitavo in San Salvario si libera a marzo prossimo…e ci potrei tornare senza problemi. Anche ritrovare la comodità logistica…che qui è diversa e a volte impegnativa…dando ragione a chi mi dice che ho fatto un grosso sbaglio…sono quasi li li…per retrocedere. Ma qualcosa non torna e la tensione degli opposti non è facile da gestire. Poi comprendo che non si tratta del fatto che una scelta è meglio dell’altra…ma di come mi voglio sentire io. Questa mattina mi sveglio e mi vieni in mente…Poi vedo la tua email. Leggo e piango di commozione…hai scritto con il linguaggio dell’anima. E come dice Alex Munthe:” l’anima ha bisogno di più spazio del corpo”. Sono, le tue, parole nobili e toccanti, fresche, pittoriche, immaginifiche e lucide. Un contributo speciale per questa città unica. Parole che arrivano come raggi dorati e mi fanno provare tanta nostalgia per Venezia ( che ho potuto conoscere, pur in breve, in quel modo in cui la descrivi ) e che, come un balsamo, sciolgono i dubbi che mi attanagliavano. Accolgo appieno l’invito dell’anima a riguardo della vita che mi interessa fare. Di dove voglio abitare, per ora, e come voglio lavorare. Grazie Anna!!! Sei unica come Venezia!!!
Un caro saluto e abbraccio
Mariagiuliana
Anna dice
Segui il tuo cuore e le tue emozioni: solo così non ti pentirai mai!
Antonella Pasetto dice
Il giro per negozi a Venezia con te mi tenta tantissimo, peccato che quel fine settimana sia finito in una trattativa familiare sul dove passare le festività natalizie. Ma ce l’ho nella wish list…
Perché nel fine settimana a Venezia con mio marito non sono mai entrata in un negozio. Però credo di essere stata nello stesso bacaro di una delle tue foto, è Allo squero?
Il fine settimana veneziano mi costringe a farti due domande: le veneziane riescono mai a portare i tacchi alti? E quando uno vivi in una città così, poi quando sei in giro delle altre città non ti viene da dire “tutto qui”?
Anna dice
La seconda domanda è proprio vero! E per i tacchi: borsetta con la scarpa di ricambio per gli eventi 🙂
Irma dice
Bellissimo post! Unico dubbio… Quell’orologio a me sembra quello padovano di piazza dei Signori e anche qui ho sentito la stessa storia. Ti riferisci a quello o ce n’è uno veneziano? 🙂
Anna dice
Certo che la foto è dell’orologio di Venezia, la ha fatta mio marito proprio insieme a me e pensando a questo post 🙂 La storia anche è confermata da un libro di leggende. Semmai Padova, che era dominio della Serenissima, si sarà ispirata a Venezia 😉
Cristina Gambini dice
Cara Anna, ti ho conosciuto a Verona la scorsa settimana. Ho letto con attenzione e affetto questo post. Ho avuto modo di conoscere per qualche giorno la Venezia che meno ti aspetti (compresa la Casa di Loto) evitando le mete mordi e fuggi dei turisti delle 24 ore. Fare la spesa a Campo Santa Margherita o acquistare la verdura a San Pantalon e camminare senza meta nelle stradine più nascoste. Penso che vivere a Venezia sia un sogno, nonostante le difficoltà che immagino ci siano. Un abbraccio da una veneta che vive nella capitale! Cristina
Tom Leoni dice
Grazie, Anna–fantastico riassunto delle tue esperienze, ricchissimo di sensibilita’ e di ispirazione. Io sono un “esule” che abita negli USA da 30 anni, e dopo aver vissuto una vita e una carriera a 100 km/h, sono pronto per rallentare e godermi la bellezza dell’esistenza. Sono stato a Venezia almeno 20 volte–e ci ho anche abitato quando ero piccino, nella vecchia Cannaregio. Mi attrae molto l’idea di andare in pensione a Venezia e di comprarmi un appartamento decente con i soldi che ricavero’ dalla vendita della mia casa nei sobborghi di Washington. Ho anche un appartamento in Val Di Fiemme, quindi una “valvola di sicurezza” se proprio mi venisse la febbre della terra ferma ce l’avrei! 🙂
Che ne pensi della Giudecca? Mi sembra molto piu’ tranquilla del resto di Venezia, senza pero’ sacrificarne la bellezza. O magari l’Arsenale, o addirittura una delle isole come Murano o Burano…
Comunque, complimentoni ancora per l’articolo. Devi essere davvero una persona unica–questo traspare da come scrivi. Brava e grazie ancora.
Un saluto dalla Virginia
Tom