Una storia d’amore, una storia di stile.
È un sabato uggioso a Torino, uno di quei primi sabati di Maggio in cui l’idea del mare è ancora lontana.
Si aprono le porte di un locale in una delle vie più multietniche della città.
C’è odore di buono, di legno e di solidarietà a Casa Oz.
C’è una donna in una delle stanze più vicine alla porta.
È tesa e in attesa. Aspetta.
Il suo è un appuntamento al buio: spera di incontrare qualcuno di speciale, qualcuno con cui possa scattare la scintilla, qualcuno da amare, qualcuno di cui non ha visto che qualche foto su Facebook.
Sa che potrebbero essere compatibili, sa che hanno aspettative comuni su questo appuntamento, proverà a dare tutta sé stessa perché l’incontro vada nel migliore dei modi. Ma la compatibilità non è una questione di statistiche e potrebbe esserci qualcosa che va storto, qualche frase sbagliata, qualche percezione diversa. Tutto potrebbe rovinarsi in ogni attimo.
Lei ha abbastanza sicurezza in sé stessa per avere fiducia nel fatto che, se si impegnerà, riuscirà a modulare l’incontro, osservando, sentendo e capendo come indirizzare la conversazione sulla base del suo interlocutore. Ma, nonostante gli anni e l’esperienza, non riesce a fare a meno di sentirsi agitata
Ha pronto il suo discorso di presentazione ma non vuole ripeterlo a memoria, non le piace dare l’idea di essersi preparata troppo, rischiando di far sembrare il suo un ritornello già sentito. Preferisce improvvisare.
Si controlla nello specchio, ripassa il rossetto sulle sue labbra sottili e si aggiusta la frangetta, sorride, consapevole che andrà tutto bene.
Sara è tra le prime ad entrare, ha i capelli corti e un viso aperto. Indossa un abito dritto e rosso che la racconta: ha voglia di diventare protagonista del suo stile ma si sente troppo ingombrante per farlo, per via della sua altezza e delle sue forme morbide e armoniose. Eppure basta un suo sorriso ad illuminare la stanza.
Seguono Annamaria ed Eugenia, amiche da sempre, diverse e compatibili sia nel carattere che nell’aspetto. Tanto Anna è dolce e raffinata come la sua blusa di seta con inserti in pizzo, quanto Eugenia è spumeggiante e vibrante come il verde acceso che indossa sulla sua camicia a righe. L’una vorrebbe somigliare all’altra ma in realtà la loro amicizia funziona proprio per la loro complementarietà.
Anna ha lo sguardo curioso di chi non sa cosa aspettarsi, è arrivata nella stanza, ampia e luminosa, motivata dalla stessa sensazione di urgenza che la ha fatta acquistare il chiodo rosso che indossa. “Ho voglia di scoprire me stessa, oltre i mille ruoli che ho ricoperto finora, dopo i 50, voglio vedere cosa c’è dietro alle etichette di mamma, moglie e medico”, pensa.
Giuseppina invece sa cosa vuole. Nella vita ha avuto molti momenti in cui potersi sentire a disagio: è donna, piccolina, ha studiato ingegneria, vuole fare carriera e vuole farlo in gonna, mostrando tutta la sua femminilità e il suo modo di essere, anche con la sua immagine. Se non fosse già stato portato alla ribalta da Elsa Schiaparelli, il rosa shocking, deciso e aggraziato insieme, lo avrebbe di sicuro inventato lei.
Anche a Rosalia piacerebbe mostrare la sua femminilità ma spesso non se la sente, così il nero diventa la sua coperta di Linus, per minimizzare quelle parti del suo corpo che non le piacciono e l’ insicurezza che scompare quando inizia a muoversi al ritmo della danza: allora sì che diventa davvero sé stessa. Vorrebbe sempre sentirsi così bella.
Laura ed Elisa arrivano entrambe da Genova, non si conoscono ma in comune hanno una forte vitalità e una grande curiosità per tutto quello che è nuovo e diverso.
Laura indossa un maglione giallo senape: lo ha creato lei, con esperienza e capacità, è stato uno degli ultimi pezzi della sua collezione prima che mettesse in stand by la sua esperienza di artigiana.
Elisa ride con tutto il corpo, cosa che è in grado di mettere subito a suo agio i rifugiati dei cui diritti si occupa, ha i capelli stretti stretti sulla fronte ma non possono che essere ricci, i suoi vestiti coprono il suo corpo magro e scattante.
Veronica ha un aspetto quasi androgino e un visino incantevole. Sul lavoro deve farsi prendere sul serio, a volte si immagina in tribunale con un abito diverso dalla divisa da “avvocatessa in tailleur” ma non sa proprio come potrebbe cambiare qualcosa. Vorrebbe riuscire a mostrare anche la sua dolcezza, come quando, alla sera, riempie i suoi figli di mille baci.
Danila entra con circospezione nella stanza, ha stampato in faccia il pensiero “ma cosa mi ha detto il cervello? Guarda quante siamo, adesso dovrò raccontare i fatti miei a tutte”. Danila è riservata e timida, le piace avere una struttura come quando indossa una bella giacca, ma appena sorride lascia intravedere il calore sardo che la anima e la sua curiosità.
Gioia ha, invece, un atteggiamento accogliente e placido, come i tratti del suo volto. È una di quelle donne che non vengono scalfite da critiche sterili, forti di inclusività e determinazione. Sente, però, che la sua sicurezza rischia di causarle qualche impasse nel modo di presentarsi agli altri. Di professione coltiva successi e sente il bisogno di imparare a coltivare a uno strumento come l’immagine, certo sempre a modo suo.
Anche Teresa e Paola sono amiche.
La prima è stata convinta a partecipare dalla seconda. Per lavoro, è abituata a fare attenzione ad ogni dettaglio. Appena è entrata ha capito che il suo desiderio di informazioni competenti sarà esaudito da quella ragazza che ha lo smalto abbinato alla fantasia del vestito anni 50 e porta le lenti a contatto.
Paola è in un momento di cambiamento, la camicia da uomo, il pantalone classico e lo stile anonimo le stanno stretti. Ha voglia di sbocciare e di uscire da quegli schemi che non sono più così confortevoli e mostrare la sua capacità professionale, anche attraverso una immagine consapevole. È attratta dai colori ma ancora non osa.
Lei, nella stanza, loro che arrivano, alla spicciolata.
Si studiano, si osservano, si sorridono, iniziano a parlare e la giornata scorre, scorrono 8, 10 ore insieme e si arriva all’ultima pensando “ma è già finito?”.
Superano presto il primo impaccio del non conoscersi e si mettono in gioco, lei le guida ma loro fanno il resto: da tanto aspettavano questa occasione e vogliono goderne a pieno.
Aprono le loro menti e i loro cuori. Ridono, si confidano, discutono del rapporto con il proprio fisico e della difficoltà di sviluppare clemenza verso il proprio corpo.
Mettono in atto il magico potere dei colori e degli abbinamenti e si lasciano andare a nuove scoperte, grazie ad una introspezione cromatica.
Osservano, con curiosità, il riflesso nello specchio del proprio viso, illuminato da colori nuovi e gioiosi.
Succede proprio come quando sei con qualcuno che conosci da tanto tempo, qualcuno a cui vuoi bene ma ecco ti sembra che per te non possa più avere sorprese e beh ha pure il naso un po’ lungo, ma in un momento, dopo una lunga risata insieme, vedi i suoi occhi brillare, osservi finalmente tutta la sua bellezza, senti dentro di te qualcosa cambiare e un po’ ti innamori.
Stanno bene tra loro queste donne si divertono a confrontarsi e si impegnano a capire come mostrare il meglio di quello che già sono attraverso l’abbigliamento e a far parlare la propria immagine, fin dalla prima impressione, a prova di timidezza.
Scrivono i punti fermi di quello che sarà il loro racconto per immagini e comprendono che è la moda che va interpretata a seconda della loro personalità e non viceversa.
In quelle otto ore si accende la scintilla di un innamoramento, lento ma inesorabile.
Donne che amano e tifano le donne.
Donne che si innamorano di loro stesse.
Una storia d’amore che inizia in quella giornata uggiosa e su quei banchi, verniciati di fresco, e continua nel tempo. In un viaggio alla scoperta di sé, in una formazione verso la trasformazione.
È una relazione che procede tra lei e loro anche a distanza, grazie alle foto e ai commenti postati in un gruppo su Facebook esclusivo.
E si nutre con dolcezza e solidarietà.
Una relazione in cui c’è una guida ma tutte sono amiche, confidenti, innamorate e sempre libere nell’espressione.
Così, con la fiducia e l’affetto che si riservano alle persone care, si affermano e mostrano gli esperimenti.
Tanta è la felicità dello scoprirsi che il filo è diretto e continuo.
Si chiedono e danno consigli.
Si affina la capacità di osservazione e, con occhi rinnovati, si condividono le proprie impressioni.
Ci si allena a sviluppare la clemenza.
Si capisce che mostrare il meglio di quello che si è attraverso i vestiti che si indossa, non significa buttare tutto quello che si ha nell’armadio ma iniziare, grazie al bagaglio di conoscenze appreso, ad usare i capi già acquistati in modo diverso, con la consapevolezza delle combinazioni in grado di farci brillare.
Tanto da farsi fare lo sconto nei negozi:
Si racconta il cambiamento, che spesso inizia da piccole cose. Perché solo così, solo senza cercare lo stravolgimento ma abbracciando il viaggio della formazione, la strada sarà dritta e sicura e la relazione amorosa durerà a lungo nel tempo.
Si inizia con i dettagli: un rossetto acceso e femminile,
dei calzini che abbinati, in modo sapiente, sono in grado di svelare uno spirito attento.
o un elemento estroso che servirà a personalizzare anche la propria divisa:
E sono i colori della propria palette personale a indicare la direzione, a prendere la mano in ogni mutazione.
Colori guida che fanno scoprire la propria bellezza.
Colori che aiutano a brillare e a far riconoscere la propria morbida unicità
e una sensibilità profonda.
Colori che servono a darsi la carica:
Colori che ci raccontano invece di nasconderci.
Dai colori si passa alla forme,
maturando la consapevolezza necessaria per fare sempre gli acquisti giusti e padroneggiare anche una cosa apparentemente difficile come lo shopping online.
E si finisce con il trovare il proprio tratto distintivo che sia una sciarpa che avvolge il corpo con leggerezza e presenza insieme,
o qualche dettaglio etnico che spiega la passione viscerale per posti lontani.
È una storia d’amore che rende belle e luminose, una storia d’amore che fa sorridere e fa sentire meno sole.
Una storia d’amore che rende libere e lievi come dei palloncini che volano nel cielo.
Una storia d’amore che si ripete ad ogni corso e che riempie di gratitudine quella ragazza che era in attesa.
Una storia d’amore fatta anche di lettere d’amore private, da lei a loro, che tali rimarranno. Di descrizioni affettuose e dirette, di consigli mirati e di look creati con passione e affetto.
Per uno stile di cui innamorarsi.
È una storia fatta di un prima e di un dopo e di un domani. È una storia in cui si impara a vicenda, in cui ci si cambia a vicenda.
Lei sarà diversa dopo aver conosciuto loro e loro saranno diverse dopo aver conosciuto lei.
In un modo o nell’altro, non ci si scappa, osserveranno il mondo con occhi rinnovati, in virtù del fatto di essersi incontrate.
Ed è questo il bello di tutte le storie d’amore, anche di quelle di stile.
ps: ho preso spunto, per questo post, dalla data di Torino di Maggio 2017 perché una delle più vicine al momento in cui scrivo ma quella, tra me e le mie corsiste, è una storia d’amore che inizia in ogni appuntamento e città. Colgo quindi l’occasione per ringraziare tutte voi, e siete ormai tantissime, che avete partecipato a questo corso e che, ogni giorno, anche a distanza di anni vi confrontate e popolate i gruppi su Facebook che ho creato per noi. Per esempio nel gruppo della data di Milano del 26 Novembre 2016 si continua a postare cose come queste:
ps 2: prima di pubblicare questo post ho chiesto ovviamente il permesso alle persone coinvolte.
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