In Italia ad agosto tutto si ferma, sembra sospeso in una bolla di immobilità; certo complice il caldo, è consuetudine da tempo immemore che le aziende chiudano, le città si spopolino e la gente vada in vacanza.
Fino all’anno scorso questo era stato anche il mio destino. E, anche se di spostarmi e viaggiare proprio nel periodo più caldo dell’anno avrei fatto volentieri a meno, c’era comunque la certezza di un periodo di riposo forzato.
Come la mettiamo però se ti trovi a vivere in un luogo in cui tutti vengono in vacanza, dove quando nel resto di Italia tutto è fermo qui il numero di servizi deve essere addirittura maggiorato in proporzione al numero dei visitatori (ai turisti stranieri che popolano la città tutto l’anno va aggiunto infatti proprio un buon numero di italiani)?
Il vantaggio di avere tutti i negozi aperti e sempre molte attività da fare è innegabile.
Inoltre nel mio caso specifico avendo io una attività in proprio è certo meglio continuare a lavorare anziché fermarsi (una delle cose che più mi mancano nella vita di azienda è, per ovvie ragioni, il venire pagata anche in ferie, ma ogni medaglia ha il suo rovescio).
Guardando io però la vita a Venezia con gli occhi, privilegiati, di chi ha deciso di viverci e non di chi ci ha sempre vissuto, sono ancora incuriosita dalle sue peculiarità.
Una di esse è dover convivere costantemente con un turismo molto presente.
Ben venga ovviamente e certo tale destino è condiviso da tutti coloro che vivono nelle grandi e belle metropoli, meta turistica obbligatoria come Roma, Firenze, Parigi, Londra etc.
Tuttavia a Venezia la convivenza con il turista è particolarmente ravvicinata. Vuoi le calli strette, vuoi la necessità anche per l’autoctono di spostarsi sempre a piedi, vuoi la costante promiscuità e intimità forzata delle case, forse l’unico posto in cui è possibile non vedere un turista per mezza giornata intera è il Lido di Venezia, ma solo d’inverno. E’ impossibile sfuggire.
Inoltre Venezia è una città palesemente unica se non altro per la sua conformazione fisica. Venezia è un pesce diceva Tiziano Scarpa e in quanto tale è circondata dal mare. E per questo motivo il turista, già di per sé in vacanza, si sente in spiaggia.
Si assiste quindi ad uno strano fenomeno: una volta scesi da aerei, treni, bus, macchine e da qualsiasi mezzo di trasporto li porti fino a qui da qualsivoglia paese una volta messi i loro piedi sul suolo veneziano avviene una trasformazione. Viene immediatamente bandito ogni senso del gusto e abbandonato il concetto stesso non solo di eleganza ma anche di comune decenza. Ogni caratteristica tipica delle diverse nazionalità si esaspera. Inoltre immediato è il contagio con le brutte abitudini italiane che ci hanno resi tristemente famosi all’estero e poco rispettati in patria, proprio perché siamo i primi a comportarci male in casa nostra (a Berlino un tedesco non butterebbe mai per terra la cicca di una sigaretta, in Italia lo fa perché tanto lo fanno anche gli italiani). Nascono persino nuove aberranti mode: al momento assolutamente trendy è girare in città portando fieramente con sé bastoni da nordic walking per affrontare i ponti di Venezia come salite impervie di montagna e sfoggiando oscene scarpe/ciabatta a forma di piede dotate di millantati poteri riposanti e ricaricanti. Eccovene un esempio.
Venezia è l’unico posto al mondo in cui le tendenze moda vengono lanciate dal popolo tedesco..aaargh..
Certo meglio la scarpa a forma di piede che il piede stesso nudo che spesso si nota per la città che orgogliosamente mostra la pianta nera e sudicia con cui sono state pulite le calli e i campi (grazie davvero per il servizio eh).
Di recente ha fatto molto parlare il caso di una turista americana immortalata in piazza San Marco in bikini e purtroppo devo confermare che non si tratta di un caso isolato.
Tanto che da poco è stata riconfermata, anche per quest’anno, la presenza dei ‘San Marco Guardians’, steward e hostess che “daranno informazioni e faranno rispettare le comuni regole di convivenza civile a tutela del grande patrimonio architettonico cittadino”. Anche in fatto di abbigliamento.
Superato lo sdegno, ho deciso di vedere il lato divertente della faccenda e quindi ecco per voi stilata una piccola classifica degli orrori “fashion” visti in città nell’ultima settimana (preciso che in nessun caso si parla di miei clienti). A voi stabilire l’ordine di bruttezza.
– ragazza, 20-30 anni, tedesca, gamba completamente depilata, eccenzione fatta per due strisce di pelo irsutissimo e nero a circondare entrambe le caviglie, apparentemente inspiegabili. Visti i precedenti e la nazionalità forse dobbiamo aspettarci il lancio di una nuova moda.
– Uomo inglese, 30-40 anni, salopette con pantaloncino cortissimo e petto nudo. Ma dove è finita la decenza dei sudditi di sua maestà (so che era inglese e non solo anglofono perché, come mio usuale costume, mi sono fatta i cavoli suoi seduta vicino a lui in vaporetto, mentre parlava al suo compagno di viaggio).
– Donna italiana 50-60 anni, taglia 52, leggins mimetici portati come pantaloni, canotta corta mimetica, hogan mimetiche (sì esistono o almeno ne esiste il tarocco), unghie lunghe mimetiche, cappello con visiera da basket mimetico. Diceva orgogliosa di aver copiato un total look di Cristina Chiabotto trovato su “Oggi”.
– Donna 60- 70 anni, francese dotata di maglia bianca senza reggiseno a far intravedere la forma esatta del seno e soprattutto l’esatto impatto della gravità su di esso,con il passare del tempo. Capisco che d’estate il reggiseno sia scomodo e che forse i tuoi li hai buttati tutti, in un momento di femminismo, negli anni 70 o ci hai fatto un rogo ma almeno cambia colore della maglietta. E ricordati quanti anni hai (molto spesso il fenomeno della “tetta all’ombelico messa in bella vista” si accompagna ad un’ età avanzata).
– Uomo americano sui settanta, provvisto di una certa stazza; outfit composto da pareo (i pantaloncini del costume per girare in città sono ormai già cosa conclamata) e camicia aperta con pancia grossissima e pelosissima (di qui presumo la necessità di tenere aperta la camicia).
– Coppia di fidanzati entrambi maschi e entrambi in minigonna di pelle e canotta di rete traforata. Nulla da dire sugli uomini in gonna, se la sanno portare, ma visto la stazza non proprio esile dei due l’effetto, per di più in coppia, non era dei migliori.
– Donna russa, bel fisico, giovane (presumibilmente), scarpe altissime provviste sia di borchie che di swarosky (è possibile io lo ho visto), abito rosa confetto aderentissimo e trasparente in modo da far ravvisare una nudità completa al di sotto, in tono con l’abito unghie di piedi e mani (lunghissime ovviamente) rossetto e anche meches dei capelli.
– Gruppo di ragazze italiane tutte vestite uguali, tutte con shorts cortissimi pure se con diverse circonferenze di coscia, canotta corta, trasparente e fluo, maxi orecchini colorati, maxi occhiali, borsa di cotone in tessuto stampato, provvista di frange lunghissime, e soprattutto tutte con ai piedi delle scarpe da ginnastica ma con il tacco all’interno con una décoletté con stiletto disegnata sul lato (quale è esattamente il messaggio di marketing che doveva passare: vorrei ma non posso? Fatemi capire). E tutte a farsi foto ad ogni angolo della città per postare i discutibili outfit sui social con l’hashtag #fashionblogger, hastagh giustificato dalla bocca a culo di gallina messa su per l’occasione. Scusatemi sono di parte ma quando seguire ogni tendenza diventa l’anti-moda mi colpisce sempre.
Questi sono solo alcuni casi che mi vengono in mente e che, come mi succede quando in televisione trasmettono le immagini di qualche incidente stradale (pratica che peraltro trovo assolutamente riprovevole), non sono riuscita a smettere di fissare e di osservare proprio perché brutti e indecenti.
Caso a parte sono gli orientali, che pure se rumorosi, olfattivamente fastidiosi (per le narici di una occidentale che odia l’aglio bene si intenda) e tanti sempre tantissimi, per cultura mantengono un decoro di base che impedisce loro di offendere la comune decenza in quel senso, e spesso solo in quello ( ricordiamo infatti loro per esempio che Venezia NON è una sputacchiera a cielo aperto).
Per oggi mi sono sfogata, buon Ferragosto e buone vacanze per chi le fa. Vi aspetto a Venezia, vestiti bene però, mi raccomando.
<!–[if gte
hotel treviso dice
Venezia è una buona scelta per una vacanza, complimenti! Ha molto da offrire.