La marchesa Luisa Casati è stata un personaggio meraviglioso.
Su di lei a Venezia c’è stata una mostra a Palazzo Fortuny a Venezia dal titolo “La Divina Marchesa” organizzata in collaborazione con Sole 24 ORE Cultura.
Un personaggio suggestivo messo in azione in un palazzo veneziano altrettanto suggestivo (reale dimora di Mariano Fortuny artista e stilista amico di Luisa Casati).
Ho nella to do list di fare questo post più o meno dall’apertura della mostra mesi fa. Nel frattempo la vita ha preso il sopravvento: mi sono sposata, ho lavorato tanto come consulente e fatto parecchia formazione.
Qui ti racconto perché non puoi perderla e devi organizzare entro domenica una gita fuori porta a Venezia (dove ti ricordo i negozi sono tutti aperti anche la domenica) e ti spiego anche perché la Marchesa Casati mi ha colpito e mi ha fatto riflettere.
Luisa Casati seppe interpretare il momento storico che stava vivendo anticipandolo e dettando le tendenze.
Il contrario esatto di quella che oggi potrebbe essere definita una it girl, la marchesa Casati non si limitava ad abbigliarsi come era di moda, non era solo trendy, sapeva imporre la sua di tendenza, in base a quello che la colpiva e affascinava.
Una donna che sapeva curare il suo personal brand quando ancora non era stato coniato il termine.
Definita opera d’arte vivente per tutta la sua vita fu di ispirazione ad artisti dei primi del Novecento come Boldini, Depero, Balla, Boccioni, Man Ray, Carrà, Beaton, Marinetti e D’Annunzio.
Quest’ultimo fu anche suo amante e di lei disse “è la sola donna che mi abbia mai sbalordito”; la storia vuole che Luisa Casati e Eleonora Duse abitassero nello stesso periodo a Venezia in due palazzi paralleli, separati da un canale, e che D’Annunzio facesse la spola con la barca da una all’altra parte per soddisfare entrambe le amanti.
D’Annunzio a parte, devo dire che la invidio molto.
Chiese ed ottenne di essere ritratta da pittori di ogni genere per raccontare, con il suo stile, la sua evoluzione.
I capelli arruffati e rossi la frangetta, il viso pallido, gli occhi bistrati con le pupille dilatate e rese lucenti dalla belladonna, le labbra dipinte di rosso scarlatto sono attuali anche oggi e riescono ad essere senza tempo proprio perché non legati ad un periodo storico ma invece ad una personalità.
A-temporale eppure centratissima nel suo tempo.
Vivida e fiammeggiante sia nello spirito che nella tempra faceva trasparire queste emozioni con la sua immagine.
E per questo divenne icona, ancora oggi nota in tutto il mondo e fonte di ispirazione nella moda.
Nel 1998 la maison francese Christian Dior le ha dedicato una sfilata e di recente Paolo Roversi ha fotografato Tilda Swinton che interpreta la marchesa Casati (con molta verosimiglianza secondo me).
Maliarda in abiti dorati o scintillanti, cavallerizza, amazzone, donna veneziana d’altri tempi avvolta nel merletto di Burano, Corè virginale e androgina in una tunica scolpita grazie alla tecnica del plissettato inventata proprio da Mariano Fortuny. Luisa Casati seppe essere tutto questo pur rimanendo sé stessa.
Dilapidò la sua immensa fortuna in travestimenti mozzafiato e in feste spettacolari di cui fu l’ideatrice e la principale interprete, in case allestite come musei e nell’acquisto di opere d’arte e per questo fini con il morire nella più triste indigenza.
A questo proposito una stanza del museo/casa di Fortuny mi hanno davvero colpita le ultime foto scattate a lei da Cecile Beaton in cui una Luisa Casati anziana e povera alza le mani a proteggersi il volto ed evitare così l’impietoso ritratto di una donna compresa nel ruolo di musa per tutta la vita e ormai solo pallido ricordo di sé.
Sempre perfetta e imperfetta al tempo stesso. Sempre con un tono di vivida follia nello sguardo e di fiera malinconia nei tratti.
Capace di infondere in ogni abito il suo spirito, padroneggiando le vesti e non facendosi dominare da nessun travestimento.
Indossava gli abiti, non si faceva indossare da loro.
Filippo Tommaso Marinetti la definì “la più grande futurista del mondo” e, in pieno accordo con le idee futuriste, Luisa Casati faceva coincidere mondo interiore e apparenza, sentimenti e abiti.
“Si pensa e si agisce come si veste” scriveva Giacomo Balla nel 1915 nel manifesto della Ricostruzione Futurista.
Quello che indossiamo influenza la percezione che noi stessi e gli altri abbiamo di noi.
Se “si veste anche come si pensa e si agisce” il connubio a mio avviso è perfetto e, soprattutto, potentissimo dal punto di vista della comunicazione.
Con questo ovviamente non ti suggerisco di fare come la marchesa Casati estrosa ed esosa trasformista ma di cogliere l’insegnamento sotteso in questo atteggiamento.
Gli abiti possono farci diventare opere d’arte viventi, la nostra arte, la nostra vita.
Così ben venga indossare gonne a ruota, jeans anche a zampa di elefante, abiti in pelle e suede, stampe a contrasto, pois, kimono, blu elettrico e giallo , sneakers ma io consiglio sempre: usa la tua personalità, re-interpreta le tendenze, mescolale, falle tue e se non sono adatte al tuo modo di essere fanne pure a meno!
Solo così gli abiti dureranno più di una stagione nel tuo guardaroba.
D’altra parte la moda è bella perché vale tutto, se lo sai portare bene.
E lo sai portare bene se lo senti tuo e ti valorizza fisicamente e/o a livello di messaggio veicolato.
E tu, hai un tuo modo di interpretare e concepire la moda?
Raccontamelo se ti va.
Ti piacciono le “Ragazze Rivoluzionarie della Moda” come Maria Luisa Casati? Leggi qui.
Daniela Santi dice
Brava!! Mi ha ulteriormente incuriosita,domani sicuramente andrò a palazzo Fortuni……ottima occasione pure per rivedererlo…grazie,
Anna dice
Grazie Daniela, felice di averti dato uno spunto 🙂
Anna dice
Lifeincurl felice di averti incuriosita, ti consiglio http://www.rizzoli-lizard.com/la-casati-la-musa-egoista-vanna-vinci-2/
lifeincurl dice
Sono un po’ distante da Venezia, ma mi hai incuriosita e voglio documentarmi su questo personaggio… conosci delle biografie da consigliarmi?
marinaravaioli dice
Non so se alla mostra di Boldini a Forlì c’è il ritratto che hai inserito nel post, spero di sì, così quando lo guarderò mi ricorderò di questo bel post 🙂